Discussione della vigilia. E scusate se sono poco natalizio. Però.
Si parla dell’apertura della porta astrologica che cambierà le nostre vite.
C’è la congiunzione di Giove e Saturno. E poi si aggiunge pure Urano, che mancava. E sarà un anno in cui sarà favorita la bilancia (con la ‘a’ finale, il bilancio con la ‘o’…?).
Ecco, io preferirei che aprissimo le porte della razionalità, per il 2021, che di pensiero magico (nel senso deteriore) siamo già pieni fin sopra i capelli. E ne siamo già stati abbastanza travolti, tra antiscientismo e stronzate d’ogni genere.
Non è colpa delle stelle se servi siamo, dice il poeta. Ecco. E siamo servi, come è sempre più evidente.
Mi auguro che il 2021 sia l’anno delle scelte (perché tra un po’ altro che era dell’acquario, qui finisce l’era umana – ma Greta è antipatica, già).
Che il 2021 sia l’anno in cui ritorni in voga il principio di non contraddizione, che non si può volere una cosa e negarla nello stesso tempo, tutto e il contrario di tutto, tutti e nessuno, sempre.
Rileggevo ieri sera Virgilio nel libro di Andrea Marcolongo (La lezione di Enea, Laterza) quelle tre parole: «sunt lacrimae rerum».
Perché, mentre aspettiamo Urano, le persone non arrivano alla fine del mese. Perché a furia di tracheggiare – recoveratevi, una buona volta! – stiamo perdendo pezzi che non recupereremo più.
E certo scrivo anch’io da una casa borghese, da privilegiato, nella mia comfort zone, però è immensa la zone dello sconfort o, se preferite, dello discomfort. Persone che non reggono più, che non hanno riferimenti, che non sanno che cosa succederà alla loro vita. E nessuno che comanda che valuti davvero le conseguenze di ciò che accadrà, perché è tutta una chiacchiera vuota e regressiva. Né saturnini, né gioviali: solo interessati alla propria avidità e alla propria rendita di posizione.
È il momento delle scelte. Ragionate. Non del far finta che vada tutto bene e meglio ancora andrà. Cosa cazzo va bene, me lo spiegate, in una società come la nostra, in una comunità che non si riesce più a rigenerare?
Ah, certo, auguri.
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