Ne avevo scritto qui, riprendendo Marco Tiberi.

Ho da tempo introdotto la regola delle 48 ore prima di commentare qualsiasi cosa: solitamente, nel corso delle stesse 48 ore, la cosa da commentare svanisce, per via della sua inconsistenza e della sua strumentalità.

Preferisco la costanza all’improvvisazione. E penso che questo lockdown debba diventare un clockdown. Una pausa di riflessione, come si dice quando le cose non stanno andando proprio benissimo.

Sono claustrofobico di fama mondiale (cit.), l’ansia anticipatoria è uno dei miei tratti caratteriali, quindi ne soffro parecchio. Però il lavoro di editore mi ha insegnato che le cose che si pensano oggi si pubblicano mesi dopo. E il fatto che Ossigeno, la nostra rivista, sia un trimestrale, invita a pensare a contenuti che varranno tra tre mesi e possibilmente per molto tempo ancora. E che quindi debbano avere un tono e un passo, soprattutto, molto diversi da ciò che leggiamo arottadicollo ogni giorno. Qualcosa che duri a lungo.

La sfida per tutte e tutti noi è immaginare il 2021. Non è facile. Però è ciò che dobbiamo fare: vale per una piccola impresa suicida come People, vale per ogni famiglia, vale per ciascuno di noi.

«A medio e lungo termine» è un’espressione del politichese che di solito va tradotta con «facciamo mai». Questa volta, invece, è proprio così che dobbiamo pensare. Immaginare ora, per fare più avanti. Pensare a cose che potranno accadere ma non subito. Immediatamente. Tra un po’. Ci vuole il tempo suo. E il tempo va preparato, come se si trattasse di una di quelle ricette antiche che infatti sono già sul fuoco, ora, in previsione di questa sera.

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