Salgo la scalinata del Colle, come da più parti richiesto con una dolce ironia, ma non andrò da Sempresialodato: la mia direzione è Nina.

Staremo sulla panchina ad attendere l’esito, come dicevamo, ma non tanto quell’esito – quanti ministri, quali sottosegretari – ma il profilo politico di ciò che emergerà.

La scena sarà occupata da chi di governi ne ha già fatti due, addirittura speculari e simmetrici. Chissà come sarà il terzo e se lo presiederà ancora l’immarcescibile Conte, che arriverebbe così alla terza ondata di se stesso.

Perché un terzo governo devono farlo, per tutte le ragioni del mondo. Le “loro”, prima di tutto, che contano più di ogni altra cosa e poi quelle legate alla pandemia che sta devastando l’Italia, direttamente e indirettamente.

I titoli dello scorso anno valgono anche per giorni come questi.

Come sempre più del “chi”, più o meno sempre gli stessi, interessa il “che cosa”. E temo che anche questa volta saremo delusi da una soluzione al ribasso.

Nel frattempo facciamoci tutte e tutti una promessa: che si costruisca un’alternativa a questo stato di cose, preso tutto insieme. Un’altra possibilità, senza demagogia, ma con scelte nette, radicali, che riportino al centro della discussione la politica che serve ai cittadini, non ai piccoli gruppi parlamentari, ai notabilati, ai boiardi, alle rendite, alle concentrazioni di potere. Promesso?

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