La regola delle 48 ore – il tempo necessario per valutare gli “eventi” di una politica convulsa e insensata – consiglia di sospendere il giudizio per qualche ora.

Sempresialodato Mattarella, mentre tutto sprofondava, ha fatto la sua ascesa, spaccando le forze parlamentari maggiori (tutte quante), che in queste ore si dichiarano largamente indisponibili a votare il Governo del Presidente.

No secco del M5s, dubbi e ansie anticipatorie (ma con eterno rinvio) del Pd, panico tra i sostenitori del Partito di Conte che parlano di elezioni come se fossero la cosa più ovvia in un momento del genere. Elezioni, si badi, con Conte, di cui devono essersi infatuati, non c’è altra ragione comprensibile.

È diventato un derby tra due leader senza voti, a cui hanno assistito senza intelligenza politica proprio quelli che i voti ce li dovrebbero avere. Il condizionale, a questo punto, è d’obbligo.

A oggi l’ipotesi del Governo di Alto Profilo del Presidente (tutto maiuscolo) non ha i voti in Parlamento. Vedremo tra 48 ore.

Il fallimento della politica apre la strada a una sua ulteriore sospensione, dopo mesi che lo erano già, di sospensione, per le ragioni legate al virus di cui hanno goduto, senza troppo costrutto, quelli che avrebbero dovuto beneficiarne.

Se non ci fosse stato il Covid, questa crisi si sarebbe aperta esattamente così e esattamente un anno fa. Lo testimoniano i titoli dei giornali di allora, che vale la pena di recuperare. Ora vorrebbero votare proprio quelli che per mesi ci hanno spiegato che un governo in queste condizioni ci voleva a qualsiasi costo. Tra 48, forse 72 ore sapremo qual è la loro opinione, aggiornata al 2021.

In una delle poche interviste che ho rilasciato negli ultimi tre anni, prevedevo che sarebbe impazzita la dimaionese e che tutto si sarebbe potuto rovesciare.

Responsabilità di chi la crisi l’ha aperta e anche di chi non ha saputo gestirla, cercando prima i responsabili (!) nella zona grigia dei rappresentanti più trasformisti che il Parlamento potesse offrire, poi comportandosi tipo Hic Conte, hic salta. O così, o niente. Quindi, niente. Che non era e non è una grande idea. Anzi, non era nemmeno un’idea. Era un errore. Speculare a quello che si contestava.

***

Una cosa è certa: comunque vada, dobbiamo prepararci al voto. Prepararci al voto come a un esame, perché bisogna studiare, preparare un progetto credibile, preparare noi stessi. Ciascuno di noi.

Sia che si faccia il governo, sia che non si faccia, nel caso in cui M5s e Pd non dovessero ascoltare il Capo dello Stato, come ieri sera, a caldo, hanno minacciato di fare.

Se vogliamo cambiare, dobbiamo partire ora. Con passione e pazienza. Sarà lunga la salita, ve lo dico già.

La Zona lampone non è un gioco. Come si dovrebbe fare sempre con le istituzioni, va disegnata, progettata, curata.

Ci vediamo lì, a partire da subito, con tutti quelli che pensano di avere diritto a un’esistenza migliore. E a una politica dignitosa.

E solo se saremo in tanti e – io uno dei tanti – riusciremo. Che quelli che fanno i capetti autoritari ci hanno portato fin qui, con il loro codazzo infinito che li ha seguiti “come un sol uomo” (appunto) e che ora si pente. Ennesima dimostrazione che senza un programma se non se stessi, non si va da nessuna parte. E quando la politica si dissolve, arriva qualcun altro. L’uomo della Provvidenza sostituisce gli ominicchi dell’Incoerenza.

Per ribaltare uno schema logoro e senza prospettive, si parte da una semplice autocertificazione. Sapete dove trovarla.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti