Come sapete rispetto la regola delle 48 ore per un giudizio più equilibrato sul nuovo governo, come consiglio di fare a tutti quanti, anche perché siamo tutti in attesa di conoscerne programma e priorità (le priorità finora sono state altre, par di capire).
Una cosa però è evidente.
In questi giorni, lo ripetevo, in occasioni pubbliche e private: il governo nato dal fallimento della politica sarà molto politico. Troppo. E sarà in continuità con tutto ciò che c’è stato negli ultimi 10 anni. All-Star game della Seconda Repubblica.
Per tre quarti è un Conte Ter sommato a un Berlusconi Quater e a un Renzi Qatar. Con aggiunta della Lega per fare atmosfera.
Non solo un governo di tutti, ma un governo di tutti i tempi. A tratti fa l’effetto dell’Episode One.
Berlusconi ha politicizzato più di altri, con i ministri-simbolo del suo governo e della sua politica. La presenza della Lega è affidata a Giorgetti, con Salvini che già scalpita. Vistosa l’assenza di Alfano.
Zingaretti mette Orlando (che a precisa domanda qualche giorno fa ha risposto così: «Un governo con la Lega? Mai. Se me lo chiede Mattarella? Nemmeno se me lo chiede Superman») e conserva Speranza, in continuità sul Covid. Chissà se saranno confermati anche quelli che hanno gestito davvero il Covid, commissari di qualsiasi cosa, per la stessa ragione.
Sua Franceschinità rimane al proprio posto.
Dice che il Pd non ha espresso donne, che è grave di per sé, considerata la retorica incessante, ma l’altra volta ne aveva espressa una sola. E i ministri erano molto di più. Per dire come sono combinati.
Se si sono viste poche cose di sinistra con il governo Conte, non si capisce come politicamente se ne possano vedere con il governo Draghi. Ridimensionati i partiti di centro – Pd e M5s – in Parlamento la maggioranza della maggioranza è rappresentata dalla destra (non pensate ai sondaggi, ma ai risultati del 2018). Un governo del genere è – politicamente parlando – di centrodestra.
Con un governo così composto e una maggioranza fatta così, tutto è affidato a Draghi e a un drappello di tecnici che in molti casi sono politici. Lamorgese è vicina a Minniti, Bianchi ha ricoperto incarichi politici nella sua regione, ecc.
La speranza di un esecutivo di alto profilo e al di sopra delle parti per fare finalmente il recovery plan e cambiare l’agenda politica del Paese esce molto ridimensionata.
Progressività e clima, che sembravano i mantra dei giorni scorsi, con mia grande soddisfazione, chissà dove finiranno.
Personalmente guardo con interesse a Giovannini, che sembra un alieno, però, in quella compagnia di ministri intorno a lui e al suo, di ministero.
Spero che la convinzione che quelli bravissimi – vedremo – faranno dimenticare la presenza di quelli pessimi o mediocri, non sia solo presunzione (e di presunzione in questo schema se ne vede parecchia).
Per il resto, ultima avvertenza: chi festeggia perché non c’è più questo o quello, sappia che in Parlamento, questo o quello si farà sentire. A maggior ragione in una situazione del genere.
Continuo a credere – lo scrivevo durante il Conte 2, lo ripetevo durante la crisi, lo confermo ora – che si debbano impostare le cose in modo diverso, perché questo sia l’ultimo governo di una stagione tremenda della storia politica del nostro Paese. Perché ci siano persone nuove e soprattutto cose nuove a interpretare la politica. Perché dopo i revival, si inizi a vedere il futuro.
Ieri sera le adesioni a Possibile sono esplose, per questa ragione. Fateci un pensierino. Potrebbe essere già troppo tardi.
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