Vi ricordate della sua grande passione? Vassalotti non riesce a dormire. Pensa a quel messaggio che ha mandato a Chiara. Beh, Chiara ha risposto.

Ed è stato struggente. Ma irreale.

Per Vassalotti si è aperto un baratro, tra la passione e la realtà. Incolmabile, dice la politica.

Vassalotti ricorda di essere stato a mille manifestazioni contro i “fascisti” della Lega, contro Salvini e Orbán, nelle piazze, sui moli, addirittura sulle navi, e ora ne sente parlare come di alleati di cui fidarsi. Perché responsabili. Perché concreti.

Si ricorda dell’Emilia-Romagna salvata dalla Borgonzoni e dai suoi amici barbari e ora la Borgonzoni ha raggiunto il ministro – emiliano come lei, si intenderanno – al Ministero della Cultura, a cui sembra naturalmente portata. Tutto a posto, tutto composto. Tipo Sindrome di Pontida.

Principio di realtà, dicono. E la passione? Quella è morta. Insieme alle ragioni per cui fare politica.

Vassalotti si gira e rigira nel letto. Perché – benché queste cose le senta da anni – non lo convincono più. Anzi, pensa che sia proprio questo il problema. Soprattutto perché bisogna aggiungere a tutto questo anche del sano entusiasmo. Ma perché?, si chiede Vassalotti guardandosi allo specchio. In una notte insonne e chiara, ride tra sé e sé.

Che dietro quella scorza e sotto quella divisa ci sia un sognatore? Che stia diventando di Possibile pure lui, tipo sindrome di Stoccolma. No, non può essere. Però se fosse possibile tornare indietro e fare le cose in modo diverso. Se fosse possibile avere un’altra possibilità che non sia quella di fare sempre le cose che convengono – che poi alla fine si dimostra che non convengono a nessuno?

Chissà, Vassalotti filosofeggia. E mentre le oche del Campidoglio se ne stanno mute, non avvertendo pericoli, fuori dalle finestre albeggia e gli uccellini annunciano la primavera o forse un nuovo lockdown. Dentro, invece, sente un vuoto grande. Che non è recente, no, dura da anni. E si è allargato come un buco nero.

[Se provate la stessa sensazione, un rimedio c’è]

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