Mentre a Sanremo cantano Willie Peyote e Samuele Bersani («troppo cerebrale per capire…»), in un delirio ormai maniacale Vassalotti si è fatto dare i dati per comprendere l’entità della crescita di Possibile e ha cercato di fare una tabella rudimentale con Excel.
Ha confrontato i dati del 4 marzo degli ultimi cinque anni. E il dato è incredibile, altro che possibile.
«Vorrei ma non voglio fidarti di te…», l’anno è appena iniziato con tutta la sfiducia del mondo verso la politica e questi hanno doppiato gli iscritti dell’anno precedente, superato in termini assoluti anche quelli (totali) del 2018 e del 2019 e a oggi hanno un dato migliore rispetto ai loro anni migliori.
Non è possibile. «Torre di controllo, aiuto, sto finendo l’aria dentro il serbatoio…», Vassalotti cerca Coloccini, ma non lo trova, starà guardando Sanremo, a lui piace lo Stato Sociale.
E tutto ciò mentre tutti scappano dalla politica, fuggendo proprio come da un incendio. Vassalotti è incredulo. Questi entrano in un partito. Mentre il segretario del forse principale partito di centro forse si dimette, questi aderiscono a un partito che al governo nemmeno ci sta. «Lasciami sognare in pace…».
Senza tv, senza alcuna copertura mediatica, senza una citazione da parte di nessuno. Come se non esistessero. «Vuoti di memoria non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia…»: l’indagine prosegue, anche perché adesso parte il 2 per 1000 e Vassalotti teme che il fenomeno si riproporrà nelle stesse proporzioni.
«Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori…» e l’ispettore pensa all’altro refrain che lo ossessiona: per aderire a Possibile…
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