Anni fa, scrivevo così. E scusate il ripropost.
Era il 2013, in piena campagna congressuale. Nessuna nostalgia, attualità totale.
Gli schieramenti si sono formati.
C’è una corazzata, quella del favoritissimo, che ha imbarcato anche i suoi storici nemici, vicedisastro (cit.) in testa, e molti sostenitori delle larghe intese e della loro filosofia, da Latorre a Boccia a alcuni dei più stretti collaboratori di Letta.
Poi c’è la fregata, guidata da Bersani e D’Alema che se le danno di santa ragione, da tutto il gruppo dirigente uscente di area diessina e da Franco Marini, che ci ha recentemente spiegato che cosa pensa lui della sinistra. Male, pensa.
Infine c’è il vascello un po’ pirata di chi non si confonde, di chi non fa accordi e di chi ha una linea netta e difficilmente sostenibile da tutti gli altri. Con pochi parlamentari che si sono distinti per campagne precise, su piccole e grandi questioni, e non hanno capi sopra la testa a cui dover rendere conto.
Per come si sono messe le cose, chi vuole il ricambio totale del gruppo dirigente, la garanzia di non avere tra le scatole i 101, di non dovere rispondere a quelli che Fabrizio Barca chiama con parola dura capi bastone, di non andare cercando per mare balene bianche sulla scia di gelide correnti, può trovare in quel vascello una risposta pienamente affermativa.
Sapendo che la navigazione sarà lunga, ma appassionante: seguendo rotte inedite, incroceremo la sinistra che non c’è e tante cose da fare per il futuro.
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