Direi di sì, non trovate? Sicuramente avranno visto Narcos, facile immaginarlo.
Ecco, se solo riuscissero a fare un collegamento tra Narcos Messico e la storica decisione del Messico (appunto) di legalizzare la cannabis forse capirebbero qualcosa, prima che parta la solita tiritera dell’«abbiamo ben altro di cui occuparci», «ci sono cose più importanti», «siamo preoccupati per la Sanità».
In ragione di quest’ultimo argomento, vale la pena ricordare che la legalizzazione della cannabis porterebbe ipso facto a una migliore qualità della sostanza (ne girano di ogni) e a un consumo più consapevole e monitorato (non criminalizzato, come ora). E il ricavato non andrebbe più alla mafia, ma proprio al sistema sanitario: pare impossibile spiegare i vantaggi di un simile cambiamento?
Negli altri Paesi si stanno attrezzando per l’uscita dal proibizionismo, di cui peraltro fu protagonista 20 (venti!) anni fa proprio il segretario generale dell’Onu, allora premier portoghese, António Guterres. E stanno verificando, giorno dopo giorno, mese dopo mese, l’andamento del consumo. Della cannabis e di altre sostanze ben più pericolose, spesso legalissime, come gli psicofarmaci che creano dipendenze e come il ritorno dell’eroina, con la certezza scientifica che aver fatto di ogni erba un fascio ha solo peggiorato le cose.
Milioni di consumatori, soprattutto durante il lockdown, costretti ad avvicinare giri criminali per consumare, da soli, in casa. Una legge che non funziona, che aumenta il danno, che criminalizza comportamenti diffusi. Che porta all’arresto di persone che non fanno male a nessuno. E che dà una mano alle mafie. La cambiamo? Non è già troppo tardi?
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