Veniamo fuori. È il momento. Facciamo circolare idee e azioni. Cerchiamo un respiro più ampio e più profondo. Incontriamoci all’aperto e apriamo spazi nuovi.

Cambiamo aria, prendiamo fiato. Facciamo uscire le nostre aspirazioni e troviamo ispirazioni.

Immaginiamo qualcosa di diverso, perché niente, niente, niente sia più come prima, che già prima avevamo il fiato corto.

Ventiliamo nuove possibilità. Usciamo. Ora. Non solo perché si può, ma perché si deve.

Perché è tutto stantio, perché è tutto presente, perché la clausura forse è finita ma quella mentale prosegue.

Operazione aria fresca: vale per la cultura, per la politica, per il teatro, per tutto.

Spalanchiamo porte e finestre a parole tabù, quelle che ci premono: il clima – a cui è dedicato il prossimo numero di Ossigeno. La progressività e la patrimoniale, perché ci sia redistribuzione, finalmente. Il salario minimo, di cui si parla da anni e anche questa volta non sarà “in agenda”. La legalizzazione della cannabis, che non è affatto questione fumosa, ma limpida, razionale, logica. Il rispetto dei diritti umani, che fanno parte integrante della politica e della nostra cultura, e che rinviano a clausure ben più opprimenti.

Insomma, è primavera. E questa volta è vero. O, quantomeno, possibile.

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