Ne scrivevamo ieri. Le condizioni dei lavoratori della logistica sono spesso al di sotto della soglia del “minimo sindacale”, anche nel mercato editoriale – e non solo in Amazon, per capirci.

Noi abbiamo provato in questi due anni e mezzo di attività a fare le cose bene. Con un e-commerce sano. Sostenibile nei costi, alla ricerca della qualità e della tracciabilità dei pacchi, senza sfruttare nessuno. Non siamo diventati ricchi, certo, ma se non ci fosse stato Peoplepub.it non esisteremmo più.

E ovviamente anche i gadget eco costano di più di quelli fatti di merda, sia detto con il dovuto rispetto, e così le tazze, le borse, ecc. Perché oltre che di lavoro, di clima si tratta.

Mi chiedo da tempo: è mai possibile censire le piattaforme buone e scartare quelle cattive? Perché per ordinare un panino o una cena devo sfruttare il lavoratore, comodamente, dal mio divano?

Perché la distribuzione non può essere fatta con filiere sane, senza che nessuno si faccia del male, dal punto di vista del diritto e – terribile – anche fisico?

È anche da qui che passa il cambiamento, la transizione. Altro che resilienza. Ci vuole la resistenza più classica, più limpida, più nitida a ogni forma di sfruttamento. E alla concorrenza sleale dei furbissimi che a furia di giocare sui costi – anche della cultura, maledetti – giocano con la vita delle persone.

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