Ieri la vicenda di Voghera – trasformata in un comizio pieno di schifezze e di imprecisioni dal capo della Lega – ha fatto tornare in auge l’argomento della legittima difesa. A cominciare dal segretario del Pd tutto lo schieramento di centrosinistra si è detto contrario all’uso personale delle armi, con prese di posizione molto nette, anche se spesso circonfuse di giri di parole e disperate perifrasi eufemistiche.
Ne sono felicissimo, ovviamente, ma c’è un ma. Il solito ma. Prima del Conte 1 (leader della sinistra mondiale, eh), sapete quando è stato affrontato per l’ultima volta l’argomento della legittima difesa nelle aule parlamentari? Quando al governo c’era il centrosinistra (che peraltro è stato al governo quasi sempre, ma allora era proprio centrosinistra più Alfano – Angelino, a proposito, tutto ok?).
Ecco, allora nessuno dei pensosi commentatori di oggi fece notare che avevamo un problema, segnalato da più parti – da Luca Di Bartolomei a Stefano Iannaccone, ad esempio, ma anche Pietrangelo Buttafuoco, non certo un “sinistro”. Anzi, si seguì la Lega nel folle tentativo di normare il «nottetempo» e il «turbamento». Nessuno fece parola delle conseguenze di una diffusione indiscriminata di armi presso la popolazione, né mise limiti e soglie in un “settore” in cui purtroppo esistono mille scorciatoie.
Che sia la volta buona per avviare un dibattito serio? Temo di no. Però sarebbe importante. Anzi, necessario.
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