Articolo pubblicato su Ossigeno, la rivista di People.
Per la memoria e, quindi, per la pace. Per la pace e, quindi, per la memoria.
Memoria e pace non sono in contraddizione: per la stessa ragione entrambe andrebbero coltivate con maggiore impegno, studio e determinazione.
Il giorno della Memoria è sempre un giorno importante: quest’anno lo è ancora di più, per tutto ciò che sta accadendo vicino e intorno a noi e ha a che fare anche con la nostra responsabilità.
Lo ha ricordato con grande equilibrio il Presidente Sempresialodato Mattarella:
«Sentiamo crescere in noi, di giorno in giorno, l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas. L’angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza.
Anzitutto per l’irrinunziabile rispetto dei diritti umani di ciascuno, ovunque. E anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio.
Può accrescere gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità in quella regione, così centrale nella storia dell’umanità e così martoriata.
Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato.»
Il diritto a uno Stato e alla sopravvivenza di quel popolo, mi permetterei di aggiungere.
Quando si legge nella nostra Costituzione «l’Italia ripudia la guerra», ci si aspetterebbe da tutti – a destra e a sinistra – uno sforzo per la pace ben maggiore di ciò che abbiamo visto finora. Contro ogni bellicismo e contro ogni escalation, che porteranno solo altra guerra e devastazione.
Tutto ciò, appunto, rimarrà nella memoria dei popoli, allontanandoci ancora di più dalla possibilità di convivere nella pace e nel rispetto dei diritti umani. Perché ciò che accade oggi diventerà memoria a sua volta. Non dimentichiamolo. Né oggi, né mai.
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