L’indegna speculazione politica di Valditara e Salvini sulla scuola di Pioltello ci dice molte cose.
Articolo pubblicato su Ossigeno, la rivista di People.
Non mi riferisco all’italiano (potenziato?) del ministro, né alla proposta del tetto del 20% per alunni stranieri che Salvini ha rilanciato pur sapendo (lo saprà?) che il tetto esiste già, né al fatto che i leghisti dopo trent’anni ancora ricorrano all’argomento, totalmente assurdo dal punto di vista costituzionale, della reciprocità: se loro nei loro Paesi non ci fanno festeggiare il Natale, noi non gli facciamo festeggiare la fine del Ramadan. La nostra Costituzione proietta i suoi valori a tutta l’umanità e dice esattamente il contrario, garantendo l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana anche a chi è straniero (peraltro di stranieri, come vedremo subito, in questo caso non si tratta).
Le cose che dovrebbero preoccuparci di più sono altre: che i due fingono di non sapere che quasi due terzi dei bambini che definiscono stranieri sono in realtà nati in Italia. Che le scuole rappresentano il bacino socio-economico di alcune porzioni di territorio (a proposito di merito e di contesto: il secondo manca sempre). Che nonostante le crociate per la natalità la composizione del nostro Paese è cambiata già una generazione fa. Che le stesse statistiche che il governo inserisce nei documenti economici e finanziari parlano del necessario ricorso degli immigrati e dei loro figli per evitare il crollo demografico e quindi la scomparsa di tutti quanti.
Loro, si sa, sono nazionalisti: e con il loro etichettare, separare, dividere, discriminare non fanno altro che far sorgere altri nazionalismi, questa volta all’interno della nostra società, rendendo più difficile una società della convivenza, del rispetto reciproco, della condivisione di storie personali e collettive. L’ha ben compreso il presidente Sempresialodato Mattarella, lo hanno compreso gli insegnanti e chi lavora nella Scuola, lo hanno compreso le ragazzine e i ragazzini che ci vanno.
Non conoscono il Paese che (non) governano, non lo vedono in prospettiva, non ne comprendono potenzialità e contraddizioni. Del resto, i loro amici europei della «sostituzione etnica» parlano di «remigrazione», perché per loro l’unica soluzione è riportarli indietro. Per tutti loro sono “stranieri per sempre”: e invece sono italiani e lo saranno sempre di più.
Un modo per non farli più venire, come ancora si augurano senza riconoscere quelli che ci sono già, ci sarebbe: è far fallire il Paese, renderlo più povero e senza prospettive. Diamogli tempo: questa classe dirigente ce la farà e troverà finalmente la soluzione a tutti i nostri problemi.
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