Per me è il tema dei temi. Il dibattito circa le vie dell’integrazione. E’ una questione di equilibrio e di misura, fortunatamente collegata ad un corso storico in cui le cose possono anche migliorare. Ian Buruma pubblicato in Italia – Assassinio ad Amsterdam, Einaudi – è un’occasione importante per riflettere, discutere, ragionare, come lo è stata la polemica che da questo libro ha preso avvio, nei mesi successivi alla sua prima pubblicazione. Una polemica intellettuale circa i "limiti della tolleranza" che ha un immediato significato politico: se non vivessimo nel Paese più provinciale del mondo, terrebbe campo in modo serio, preoccupato e quindi ragionevole anche nei discorsi della ‘politica’. Siccome però è un tema difficile e controverso, solo chi ha le idee chiare (e sbagliate) come la Lega ci spiega come affrontarlo, gli altri faticano ad articolare un pensiero, come si è visto nell’escalation di dichiarazioni delle ultime settimane a cura del centrosinistra milanese e lombardo. Il caso Theo Van Gogh e la figura di Ayaan Hirsi Ali sono al centro di un libro prezioso e ricchissimo di spunti di riflessione, soprattutto sul ceto politico olandese – come il nostro, messo in crisi dall’emergere di problemi nuovi -, sul sentimento analogamente nostalgico delle diverse fazioni in lotta, sulla preoccupazione per la perdita dei punti di riferimento tradizionali, paradossale in un momento di rivendicazione delle identità. Come ha scritto Timothy Garton Ash, prendendo parte alla polemica aperta dal libro di Buruma: “Qui c’è bisogno di un dibattito vitale. Né la versione estrema del multiculturalismo separatista vivi-e-lascia-vivere né il monoculturalismo repubblicano secolarista […] sono riusciti a far sentire a casa propria in Europa gli immigrati musulmani e i loro discendenti”. “Mentre difendiamo con volontà di ferro i fondamenti di una società libera, come la libertà di espressione, abbiamo anche bisogno di un’ampia tolleranza per la diversità culturale – conclude Garton Ash, preparando la stoccata finale – e il riconoscimento che i fedeli delle religioni possano essere anche delle persone ragionevoli e dei bravi cittadini". Nel nome di Pascal, dice, l’Europa ha un ruolo importante. Così come la sua politica.
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