Mentre una pioggia manzoniana salutava la festa in piazza della destra, mi sono recato alla prima riunione del futuro Pd monzese. Pioveva e tirava vento e la sede della Margherita appariva più del solito tetra e inquietante: darioargentea (da un momento all’altro, si poteva temere che una mannaia facesse capolino dalla porta, in quell’edificio neogotico così curioso). Tutto faceva pensare insomma ad una di quelle serate che si vorrebbero passare sotto il piumone, con un buon film, e invece… e invece, come sempre, i livelli locali sono più sensibili dei livelli superiori. E il Pd locale nasce con un comitato snello e giovane, di cui sono orgoglioso di non fare parte, perché ci vogliono persone e sensibilità nuove. Per la serie: pochi, ‘maledetti’ e subito. Rispetto alla politica dei giornali – che induce alla disaffezione non solo gli elettori, ma gli stessi dirigenti dei partiti – si è parlato di un Partito democratico finalmente a misura di cittadino, con la possibilità di far diventare Monza – nonostante il risultato elettorale – un centro nevralgico della risposta del centrosinistra alle domande che la società delle nostre parti ci pone. La Brianza come cuore delle questioni del Nord e di quella parte del Paese che comprendiamo meno e che si pone quale tema di ricerca avvincente per la nostra politica. E un messaggio chiaro ai nostri dirigenti nazionali: che siamo noi i primi ad essere preoccupati e a volte esasperati e che abbiamo bisogno di comportamenti lineari, semplici e comprensibili. Perché il nostro progetto abbia un profilo alto e concreto insieme. Perché non ci si perda nel bicchiere d’acqua della demagogia, ma si risponda con soluzioni finalmente efficaci. Questo ci chiedono tutti, ma proprio tutti gli elettori. Avanti così!

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