Primi dell’anno: omaggio alla Catalogna (a Barcellona, in particolare)
Alla punta della Barceloneta, dove la città diventa spiaggia, dopo cena, una ragazza accompagna fuori il gatto per una passeggiata: cose che capitano, sotto una luna piena che si specchia sul mare (lo so, è un’immagine tremendamente prevedibile, ma è proprio così). Il cielo è talmente limpido che, nonostante la luna sembri un lampione del Camp Nou, si riesce a vedere perfettamente Orione che si alza e la sua cintura che sale nella volta celeste come una lancetta. Sono imponenti i lavori di sistemazione della spiaggia che si compiono ogni inverno perché il mare, ingordo, se la mangia. E l’Ajuntament (l’Amministrazione comunale) riporta la sabbia, di una spiaggia che lì non c’era e che ora arriva fino al confine settentrionale della città, e cioè fino a Besós e alle sue aree industriali trasformate per il Forum del 2005.
E mentre la chica (anzi, come si dice in catalano, la noia: che lingua strana…) riporta a casa il gatto e l’Ajuntament riporta la sabbia sulla spiaggia, noi riportiamo alcune considerazioni su Barcellona in forma di omaggio. Una città semplicemente amministrata molto bene, con il biglietto integrato per i mezzi pubblici (tutti quelli che passano, per intenderci), con le macchine il più possibile lontane dal centro, con i taxi gialli e neri molto numerosi e molto economici, con la possibilità di passeggiare lungo le strade (la “strategia della rambla”: pedoni al centro, auto ai margini), con l’alta velocità che arriva entro l’anno da Madrid (per poi proseguire verso Parigi), le infrastrutture che vengono realizzate e non soltanto promesse, i camion della locale Amsa (che si chiama BCNeta, Barcellona città pulita) che passano in continuazione (e che puliscono anche durante il brindisi dell’ultimo dell’anno), l’attenzione quasi ossessiva per il civismo e la partecipazione dei cittadini, la chiusura del traffico di alcune vie del centro per le feste, con la metropolitana che va tutta la notte dell’ultimo dell’anno (e tra qualche mese in tutte le notti di tutto l’anno, proprio così), la riduzione della velocità su alcuni tratti dell’autostrada per combattere lo smog, gli investimenti stranieri (prima città in Europa), il turismo e la cultura (Woody Allen verrà a girare un film all’inizio dell’estate: dopo la Londra di Match Point e Scoop, Barcellona), una vera e propria cultura della bicicletta, le università che richiamano i propri cervelli fuggiti tempo addietro, gli eventi spettacolari, un laicismo e una straordinaria apertura per gli “stili di vita” che qui sgomentano, l’impegno per la pace. Il tutto negli ultimi anni, dopo la morte di Franco (1975) e le Olimpiadi (1992). L’elenco rappresenta di per sé una sorta di programma elettorale, anzi di più: un vero progetto di città e di comunità, per Milano e per la Lombardia. Se ci misurassimo davvero con il modello Barcellona capiremmo che le tradizioni si inventano e che si possono cambiare. E che c’è un’alternativa e un nuovo inizio: un’altra Lombardia, insomma, è molto simile a questa Catalogna. Il mare è l’unica cosa che non possiamo pretendere anche per noi. Tutto il resto sì. Ce lo meritiamo e dobbiamo soltanto rendercene conto.
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