Poteva mancare Monza alla lunga lista di occasioni e di luoghi nei quali Silvio Berlusconi si è reso protagonista di una gaffe? No, non poteva mancare. Ha sempre preferito, il Nostro, sedi lontane, pulpiti esteri: Sofia, Caceres, Strasburgo. Questa volta, la gaffe dell’anno, se la concede a pochi chilometri da casa, in una città in cui ha interessi politici e – per via fraterna – personali. Dopo l’inverosimile querelle con Veronica, ecco la volgare battuta sui gay: il modo migliore per presentare un candidato sindaco, non c’è dubbio. «A me Marco Mariani piace anche perché ha come secondo nome Maria, il che dimostra che ha un intuito simile a quello delle signore. E’ positivo perché le donne capiscono cose che noi uomini non capiamo. Gli uomini arrivano sempre dopo. Le donne hanno più intuito, quell’intuito tipicamente femminile che non hanno gli uomini e nemmeno i gay. Ma i gay sono tutti dall’altra parte…». Marco Maria Mariani contro Michele Francesco Faglia: quel doppio nome maschile, per Faglia, potrebbe in effetti essere sospetto. Chi si aspettava, da parte del centrodestra, una campagna ricca di contenuti e di proposte, si sbagliava. Di grosso. Al solito, la si butta in chiacchiera, sostenendo che Monza è una città violenta, che alzeremo le tasse (infatti, Faglia ha appena abbassato l’Ici), che bisogna fare le opere pubbliche: detto, sia chiaro, nella città in cui è stato realizzato il maggior numero di opere possibili, nei cinque anni di amministrazione Faglia. Dopo i tumulti (e la pizza) in Consiglio, le migliaia di emendamenti su qualsiasi cosa (soprattutto sulla Cascinazza, of course), l’ostruzionismo più becero, arriva Berlusconi e presenta il candidato con battute da trivio, che nessun politico occidentale potrebbe permettersi. Non ci resta che rovesciare la celebre battuta di Moretti: continuate così, fatevi del male.
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