Fonzie è un mito da sempre. Ma quella frase di Nanni Moretti, che accusava i dirigenti dell’attuale Sinistra di essere cresciuti guardando Happy days (con il celeberrimo: "Nanni, ma cosa c’entra?", e la risposta folgorante: "Non c’entra, ma c’entra") è uno dei passaggi fondamentali della filmografia morettiana. Mi affido a Michele Serra (e anche a Gianni Cuperlo) per un commento: "E tu, stai con Fonzie o con Nanni Moretti? Prima che qualche malintenzionato si impossessi di un quesito così nevralgico per le sorti della sinistra italiana, facciamolo nostro. Dichiarando subito (nello spirito di Caserta) che noi stiamo con entrambi. Fortemente con entrambi. La cronaca. In Italia per lavoro, l’indimenticabile Fonzarelli (al secolo Henry Winkler, oggi uno splendido sessantenne) è stato intervistato dal settimanale Chi. Che gli ha sottoposto una frase caustica di Nanni Moretti sui dirigenti della sinistra italiana. Che ti puoi aspettare da chi è cresciuto guardando Happy Days? Fonzie ha risposto da par suo, anzi meglio. In tipica azione di contropiede, ha collocato Happy Days e i suoi fan nel bel mezzo del Movimento: "Alle convention di Happy Days si manifestava contro la segregazione degli afroamericani e a favore dei portatori di handicap. Ho sempre appoggiato Bill Clinton e ora sostengo Hillary. Sono un uomo di pace, amo il mio paese ma non la politica di George Bush". Se non è egemonia culturale della sinistra questa… Non solo nei cineforum, ma perfino nelle fasce più pop dei palinsesti si praticava, già in pieni anni Settanta e Ottanta, il più sfrenato politically correct. Di Robin Williams, quando giovanissimo faceva Mork di Ork ("Io sono Mork, sull’uovo vengo da Ork") già si sapeva che, in quanto alieno e dunque immigratissimo, era portatore di istanze democratiche. Ma di Fonzie, che ci pareva soprattutto un divertentissimo cazzaro, veniamo a sapere solamente in extremis che era ed è impegnato politicamente. Pazienza: quello che conta è chiarire una volta per tutte che la cultura di massa è un mare magnum che contiene, al suo interno, veramente di tutto, dall’eccellente artigianato di parecchi serial americani a piccoli capolavori come i Simpson. E un’infinità di porcherie, naturalmente. Uno tsunami di robaccia. […] Se alcuni dirigenti della sinistra danno la netta impressione di avere qualche neurone scarburato la colpa probabilmente non è di Fonzie, quanto piuttosto dell’accumulo nocivo, decennio dopo decennio, di riunioni non sempre utili, in stanze non sempre aperte ai refoli della primavera e alle voci della strada. Ne ha ammazzati di più la stesura di una mozione, e peggio ancora degli emendamenti a una mozione, piuttosto che l’intera serie di Nonno Libero. Certo la questione del rapporto tra cultura alta e bassa si è complicata, negli ultimi anni. O per cinismo o per stupidità (spesso è impossibile distinguere i due moventi…), è diventato molto di moda lodare in blocco la melma e la fuffa televisiva […]. Ed è considerato molto spiritoso, per dire, dichiarare che l’incredibile Hulk ha meglio operato, per l’emancipazione dell’umanità, di Kant o di Benedetti Michelangeli. Di qui, per dignità, la nostra intatta difesa dei cineforum, e addirittura (lo dico! lo dico!) la rivendicazione della grandezza assoluta della "Corazzata Potemkin": no, non era una boiata pazzesca. Era un capolavoro, compagno Fantozzi. In conclusione, stare sia con Fonzie sia con Moretti non significa dare il classico colpo al cerchio e alla botte. Significa, credo, saper distinguere, o comunque provare cocciutamente a farlo. Lo stesso Nanni Moretti, per altro, ha dato molteplici prove di conoscere e amare diversi aspetti della cultura di massa, comprese alcune delle canzonette sgangherate (alcune belle, alcune sgangherate) che accompagnano i suoi film. Perché poche cose commuovono (lo diceva anche Proust) come le cattive canzoni. E il cast di "Ecce bombo" quasi al completo, se l’Italia fosse l’America, sarebbe stato l’eccellente protagonista di una serie di telefilm indimenticabile, compreso il famoso e invisibile amico etiope […]. Perché non è vero che bisogna amare sia il "basso" che l’"alto". Bisogna, potendo, amare il meglio dell’alto e il meglio del basso".
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