Barak Obama si candida alla Casa Bianca, sulle note degli U2 di City of blinding lights (… the city lit by fireflies, le lucciole accendono la città) con un grande discorso. Lo seguiremo passo passo, perché si sente qualcosa di straordinariamente nuovo in quello che dice: soprattutto, nel rappresentare la necessità di un cambiamento di prospettiva radicale e senza ripensamenti. A Obama, che adotta la metafora del viaggio in modo sapiente, piacciono le avversative: in the face of war, la pace. in the face of despair, la speranza. in the face of a politics that’s shut you out, that’s told you to settle, that’s divided us for too long, voi, che siete con me, credete che possiamo essere un solo popolo, che vuole ottenere ciò che è possibile. In dialogo con Lincoln, Obama lancia la sfida, all’insegna di un cambiamento profondo, della trasformazione, della critica a un potere e a una politica pericolosa per sé e per gli altri, com’è stata quella di Bush il giovane. Obama si richiama alla vera America: «The genius of our founders is that they designed a system of government that can be changed» e l’America nella sua storia ha voluto rivoluzioni e cambiamenti radicali. Nella città delle luci accecanti, in un mondo cinico e baro, le lucciole di Obama danno speranza e si fondano sulla biografia politica di un uomo che, per dirne una, si è opposto da subito alla guerra in Iraq, quando non era esattamente “di moda”. E che vuole superare la stagione della pena di morte, che si preoccupa del welfare per gli indigenti, che vuole una politica che si basi «sulla partecipazione di un elettorato consapevole». Per ora sono lucciole, ma il ‘ragazzo’ dal nome strano ha talento e potrebbe accendere la grande luminaria della Casa Bianca su di un mondo diverso.
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