Il mio intervento al convegno di stamattina sullo smog, in Regione Lombardia, promosso dal gruppo DS-Ulivo. Se mi è consentito, vorrei partire da Giordano Bruno, e non solo perché banalmente in una giornata di febbraio del 1600 si pose il problema della combustione e delle polveri sottili, ma perché, all’inizio della Cena de le Ceneri, altro titolo di per sé significativo, dice di non volersi rivolgere alle muse che parlano «per gonfio e superbo verso in Elicona», le muse a cui spesso, quasi quotidianamente, si rivolge il presidente Formigoni: e dice di non volersi rivolgere alle muse d’Elicona, per evitare che esse rimangano deluse dall’opera a cui si appresta e scoprano, insomma, che non ne valga la pena. E che esse non tornino poi a casa, «perché qua – dice Bruno – non son pesci per Lombardi» (in Dialoghi filosofici italiani, Milano 2000, p. 22). Spiega la nota che ciò significa che non c’è niente di buono da conseguire (il proverbio è tutto giocato sul duplice significato del termine «lombardo», che indica una specie di gamberi). Mi soffermerò allora sull’analogia tra lombardi e gamberi (ottimi indicatori della qualità dell’ambiente), e sui passi indietro (da gambero, appunto) e sul tempo perduto e sui ritardi che chiamano altri ritardi della discussione sulla lotta allo smog. Che non fossero pesci per lombardi, infatti, in Lombardia, lo abbiamo capito da tempo. Non solo per le cose ricordate dai colleghi, ma anche per la sensazione che non ci sia la volontà di promuovere delle politiche attive contro l’inquinamento. E mi spiego. Dei quattro motori, siamo quello più inquinante. Rispetto alle rinnovabili, anziché puntare sulla possibilità di un salto della rana e di un vero rilancio, indugiamo ancora. Sul trasporto pubblico, stendiamo pietoso velo. Se governassimo la Lombardia vorremmo che fosse un laboratorio di soluzioni avanzate, in costante ricerca e confronto tra i diversi livelli istituzionali, con un’attenzione alle realtà locali che spesso sono più innovative e capaci dell’istituzione regionale. Dovrebbe partire dalle buone pratiche, dalle richieste, dalle osservazioni dei nostri amministratori locali. Ogni singolo passo andrebbe concordato, dalle cose più semplici e quasi scontate – si fa un blocco solo, neanche si trattasse di una ricorrenza, e non si riesce nemmeno a organizzare come si dovrebbe (faccio tra l’altro notare che quando è previsto un blocco, nevica puntualmente: non so quale fenomeno sia la causa dell’altro) -, alle richieste più sensate e documentate, come quelle di ridurre, in alcuni tratti, la velocità delle auto in autostrada (penso a Brescia, ma anche a Barcellona, che si sta ponendo il problema negli stessi termini). Dovrebbe, la Regione Lombardia, cercare soluzioni tecnologicamente avanzate: ad esempio, con una informatizzazione della mobilità, con la possibilità di monitorare i flussi, e di dare informazioni ai cittadini. Invece di posizionare lungo le strade decine di migliaia di cartelli pubblicitari (brutti, oltretutto) e in deroga al codice della strada (sono quelli storti che vedete dappertutto), sarebbe stato più utile collocare pannelli elettronici che potessero fornire le informazioni agli automobilisti, indicando loro le maggiori congestioni, i parcheggi di interscambio, le alternative all’auto e la loro convenienza. Un tempo proponemmo di dotare tutti i lombardi di un telepass, a questo scopo, e di avviare quelle politiche di contenimento e di razionalizzazione del traffico, tra cui c’è anche il ticket d’ingresso (altro moloch rispetto al quale si fa un gran parlare e non si agisce mai). Bisogna puntare, di concerto con i Comuni, sull’intermodalità, sulla possibilità di accedere alle stazioni comodamente, e magari, arrivati a Milano, o dove si deve andare, poter noleggiare una bicicletta con il telefonino, come succede in mezza Europa. Sul risparmio e sull’efficienza energetica, financo sulle lampadine a basso consumo e sulle cose minime, sarà perché vengo dalla città legata alla storia industriale della Philips, mi sembra si faccia pochissimo. Sulle fonti rinnovabili, anziché dare l’abbrivio ad un circolo virtuoso, ci si è lambiccati con la politica dell’idrogeno, e ogni anno perso in questo campo va calcolato come se si trattasse di un decennio, dal momento che la progressione, ad esempio, della presenza di CO2 nell’aria è geometrica e la crescita del riscaldamento del pianeta esponenziale. Insomma, lo spirito della legge era quello di attivare un grande spettro di soluzioni e di iniziative. Fino ad ora, non sono mancate solo le risorse: è mancato un progetto, uno stile amministrativo e un metodo, che è il caso di darsi immediatamente. La cabina di regia, nonostante il nome, non dovrebbe essere un momento televisivo, ma una sede in cui ci sia l’assunzione delle responsabilità da parte di tutti e la volontà e il coraggio di affrontare il problema. A meno di non dover dire, anche al prossimo convegno, che qua non son pesci per Lombardi.
P.S.: mi fa notare il mio capogruppo che, con le norme di Regione Lombardia, che vieta i fuochi all’aperto fino al 31 marzo, Giordano Bruno si sarebbe salvato. Purtroppo, non è così semplice…
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