Verso la limonera: la Brianza non ci sarà più
Qualcuno deve avere frainteso il senso dell’affermazione che si intende ‘costruire’ una nuova provincia in Brianza. Mi spiego. Aspettando la grande manifestazione monzese, oggi tour in bicicletta attraverso le colline della Brianza: la Voliera per umani del Parco di Monza, San Giorgio, e poi – lungo il Moltenino – fino a Canonica, Tregasio, Montesiro, la bellissima ‘limonera’ di Monticello e poi giù, verso Rogoredo, Velate, con pausa al mitico Cinq ghei prima del ritorno a casa. Era il primo giro compiuto della stagione, una cinquantina di chilometri per rifare la gamba e per passare in rassegna alcuni luoghi del ricordo: una cerimonia che si ripete ogni anno, attraversando amici, amori, momenti, stagioni in paesaggi familiari che ormai mi accompagnano da quasi venti anni (accidenti). Con Luca, compagno di viaggio e affezionato esploratore di ‘piste’ brianzole, abbiamo però registrato, dolorosamente, che gli anni passano per noi, ma soprattutto per il povero territorio della Brianza: le famose costruzioni celebrate con sarcasmo da Gadda («di ville! di villule! di villoni ripieni di villette isolate […] gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco, un po’ tutti, i vaghissimi e placidi colli») e rese celebri dai fotoromanzi berlusconiani, ora si stanno letteralmente moltiplicando. Nuove costruzioni, nuove strade, nuovi parcheggi, dove c’eran prati e panorami e declivi e pendici. Ogni anno, sempre di più. A negare la vista alle villette precedenti, destinate a perdere la visuale a causa di quelle che – certamente – verranno. E non solo le famose villette a schiera, ma anche condomini, cascine ‘rialzate’ e ‘allargate’, strane soluzioni architettoniche un po’ ovunque. Forse è il caso di fermarsi. Il mio è un appello, rivolto in primo luogo ai Comuni e agli amministratori: prima che della Brianza, oltre ai pensieri di Luca e miei, rimanga soltanto un ricordo. Fermiamoci: dopo c’è, non solo metaforicamente, il precipizio.
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