Domani, 10 luglio 2006, insieme a Carlo Monguzzi, a Mario Agostinelli e a tutti i rappresentanti dell’Unione in Lombardia, presenteremo un progetto di legge dedicato alla memoria di Seveso e di quello che nella cittadina brianzola accadde esattamente 30 anni fa. La nuvola che uscì dalla “fabbrica dei profumi”, dall’Icmesa di Meda, investendo di diossina il territorio circostante.
Per evitare di commemorare l’incidente in modo rituale, l’idea di presentare un progetto di legge composto da due soli articoli, in cui si chiede alla Regione Lombardia di sostenere in via prioritaria le politiche attive in campo ambientale proprio nei Comuni a rischio ambientale o che hanno subito nel passato disastri e incidenti ambientali, come Seveso. E come Porto Marghera, la Val Bormida e tutti quei siti che in Italia sono tanti. Perché, da simboli di emergenza, di degrado e di rischio per le popolazioni, possano diventare simboli positivi, modelli di logiche ambientali esemplari. Perché abbiano nuova e positiva eco. Produzione di energia a effetto serra zero, sistemi innovativi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ricerca e interventi concreti per la riduzione delle immissioni nell’atmosfera. Seveso ci parla, trent’anni dopo, di diritti, qualità e innovazione tecnologica. Il nostro progetto di legge vuole essere un contributo in questa direzione. E vuole essere un messaggio forte e chiaro, perché in Italia si possa affermare una logica Imby. Come Nimby, ma senza N. Ovvero, si chiede che gli interventi per l’innovazione in campo ambientale vengano realizzati a partire proprio dal «mio giardino», con le città e le comunità che si dicano disponibili ad ospitarli e a promuovere progetti che investano anche Province e Regioni e siano supportati da finanziamenti statali. In un clima di rinnovata fiducia – la cosa più importante – che le amministrazioni superiori devono sapere garantire ai cittadini e agli enti locali.
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