Tempo di bilanci in Regione Lombardia. Formigoni è tornato, la Giunta è stata rivisitata in profondità, la fase di incertezza è stata superata. Purtroppo però non si segnalano novità sostanziali e l’attesa si è rivelata, al solito, vana. Lo testimoniano le politiche di bilancio e il documento di programmazione economico-finanziaria, le prese di posizione dei nuovi assessori, i programmi della politica regionale. Il terzo mandato di Roberto Formigoni si conferma come il mandato del tramonto, del “lungo addio” del capo indiscusso delle politiche regionali degli ultimi dieci anni. Ora che a Milano c’è un sindaco ambizioso e che a Roma il governo Prodi ha iniziato a por mano alle riforme del nostro sistema politico e sociale, Formigoni appare sempre più isolato e, nonostante i proclami quotidiani, perfettamente incapace di riproporre la sfida del modello lombardo. Il flop del progetto di legge sulla competitività costituisce il caso emblematico di come, nella politica lombarda, si fatichi a passare dai fatti alle parole che li descrivano e li rilancino: la società chiede soluzioni e la politica, anziché ricercarle, ripropone uno stanco profilo di se stessa, sempre più lontana dalle esigenze della realtà che dovrebbe rappresentare. Inutile aggiungere che ora tocca al centrosinistra il compito di uscire da quel complesso di inferiorità in cui si è mosso in questi anni, per tornare a parlare alla società, offrendo un profilo diverso di se stesso e della Regione che ambisce a governare. Puntando sull’innovazione e sul coraggio di scelte di cambiamento che Formigoni non è più in grado di avanzare.

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