Se Il Giornale di Paolo Berlusconi parla della Cascinazza di Paolo Berlusconi
Il Giornale – di proprietà di Paolo Berlusconi – parla spesso dell’affaire Cascinazza – di proprietà di Paolo Berlusconi. Lo fa per attaccare la Giunta Faglia e per rappresentare le ragioni del centrodestra all’opposizione in città. Scrive Giorgio Majoli di Legambiente un commento che condivido pienamente e che riporto così com’è:
Su Il Giornale di ieri è comparso un articolo di Marco Pirola sulla vicenda dei Piani regolatori di Monza, promossi o adottati da tutte le Giunte, di ogni colore politico, da 20 anni a questa parte. Dopo una breve descrizione in tale senso ed alcune considerazioni sul previsto ostruzionismo che l’opposizione si prepara a fare in Consiglio comunale al nuovo PGT, si termina il testo con affermazioni a mio avviso assai discutibili. Si afferma ad esempio che la giunta Faglia non avrebbe mai pubblicato il Piano del 2002, nonostante le 600 osservazioni presentate dai monzesi; che pur tacciando quel documento di ogni nefandezza, la giunta attuale se ne sarebbe servita contro i ricorsi; che nel frattempo sarebbero stati costruiti oltre 500.000 metri cubi.
Le cose non stanno proprio così. La giunta Colombo (Forza Italia) ereditò dalla quella leghista di Mariani il cosiddetto Piano Benevolo, adottato nel Marzo del 1997 e regolarmente pubblicato alla fine dello stesso anno per oltre 60 giorni. Erano allora pervenute 360 osservazioni (non 600), alle quali la successiva amministrazione non ritenne di dover dar corso, ma cominciò subito a rifare il Piano con ben 4 varianti, di cui, la più rilevante fu quella che introduceva nel Parco di Cintura di Benevolo più di 1 milione di metri cubi, cambiandolo quindi sostanzialmente. È bene considerare che una giunta cerca di rispettare e di far rispettare le regole in essere (nel caso dei PRG: vigenti o in salvaguardia) e non può fare diversamente, anche se spesso gli accade di dover difendere quello che non condivide o che considera imperfetto, pur mettendo poi in atto le necessarie modifiche parziali o generali. Così è accaduto per la giunta Faglia che si è trovata a dover gestire un Piano regolatore imperfetto, ritenuto tale per ben tre volte anche dal TAR, e che notoriamente non condivideva. La Legge Regionale 12 del marzo 2005 ha poi modificato sostanzialmente la materia urbanistica, sia nelle procedure che nel merito dei piani generali (da PRG a PGT). Il Comune, a quel punto, ha dovuto (per obbligo di legge) ricominciare un’altra volta tutto da capo, pur dopo aver licenziato il suo nuovo Piano regolatore nel dicembre del 2004. Le considerazioni di cui sopra consentono di fare una valutazione anche diversa delle volumetrie citate nell’articolo. Non entro nel merito delle quantità effettivamente costruite, anche se mi risulta che i metri cubi residenziali di nuova edificazione siano stati 300mila in 4 anni (e non 500mila) e praticamente tutti su aree già edificate e quindi già compromesse. Il restante mi risulta sia relativo a costruzioni destinate al settore produttivo terziario (uffici) e secondario (industria e artigianato), edificazione che considero, per certi aspetti e nelle dovute proporzioni, da auspicare e promuovere, viste le attuali vicende dell’economia ed i cambi epocali a cui stiamo assistendo. Senza poi contare che mescolare volumetrie residenziali con quelle produttive è del tutto sbagliato (i capannoni sono alti 8 metri).
Abbiamo visto che il Piano regolatore del 2002 è stato sospeso per ben tre volte dal TAR lasciando così scoperta Monza delle necessarie salvaguardie per mesi e facendola tornare al PRG Piccinato del ‘71. Si è prodotto così, in questi periodi, un “effetto valanga” per quanto riguarda la presentazione di piani di costruzione, lo stesso che si teme ora con il Progetto di legge 145 regionale. Senza contare che quando si fa un nuovo PRG, da sempre, tutti cercano di edificare il più possibile sulla base del vecchio Piano. Basterebbe considerare le volumetrie (ben superiori) rilasciate poco prima dell’adozione del Piano Benevolo o dello stesso Piano Piccinato del ‘71.
Difendere l’ambiente vuol dire difendere l’interesse generale e oggi l’interesse pubblico di Monza è quello di dotare al più presto la città di un nuovo strumento urbanistico e di nuove regole che la facciano uscire definitivamente dalla secche di situazioni difficilissime da gestire e da controllare, anche per via delle grandi quantità di cemento e dei relativi rilevanti interessi economici in gioco, che bloccano da tempo le libere scelte del governo cittadino.
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