Formigoni versione candidato non è sereno, come si evince dalla polemica con il Corriere dell’altro ieri. E’ talmente agitato che non rispetta le minime regole di comportamento istituzionale. Tutti si aspettavano che, una volta candidato, avrebbe lasciato agli assessori della sua Giunta, a cominciare dalla vicepresidente Viviana Beccalossi, l’incombenza di partecipare a tutte le conferenze, i meeting, i convegni e i buffet promossi dal governo regionale, per dedicarsi alla sua campagna elettorale nelle sedi più indicate, quelle messe a disposizione del suo partito. Invece Formigoni, oltre ad adottare un linguaggio sopra le righe (contro la Lega, contro i giornalisti, contro tutti quelli che trovano qualcosa da ridire sul fatto che eletto soltanto un anno fa si stia attrezzando per traslocare), continua imperterrito a interpretare tutte le funzioni di rappresentanza. A ribadire ancora una volta l’ambiguità di una scelta che andava portata alle estreme conseguenze: nessuno vietava a Formigoni di dimettersi prima delle elezioni. Così sono tenuti a fare i sindaci, ad esempio: il presidente della Regione avrebbe potuto fare lo stesso, e dedicarsi con tranquillità alla sua campagna elettorale. Del resto, la sua elezione, in quanto capolista di un partito non piccolo, è fuori discussione. A meno che nessuno – dico: nessuno – voti Forza Italia. Una prospettiva remota, che assume sempre più interesse…
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