L’arresto di Fiorani e le accuse che gli sono state mosse – speculazioni fatte sulla pelle dei correntisti nelle modalità più volgari – riaprono la discussione che quest’estate aveva riempito le pagine dei giornali. Tutti si sono interrogati sui furbetti, sulle Opa, sulle operazioni più o meno limpide che si stavano svolgendo sulla scena finanziaria italiana. Come molti, mi auguravo che vi fosse cautela e responsabilità, da parte degli esponenti della Sinistra. Devo dire che in molti dei nostri dirigenti (anzi, quasi tutti) avevo trovato le stesse preoccupazioni. Ricordo però un episodio. Una sera alla Festa dell’Unità di Milano, discutevo con un amico dell’inchiesta pubblicata da Gianni Barbacetto su Diario, che aveva visitato MPS e sentito i dirigenti della banca senese per capire perché non avevano sposato l’operazione Unipol. Intervenne nel ragionamento un brillante dirigente della Federazione di Milano, che mi spiegò che non capivamo niente, che le nostre preoccupazioni erano infondate, che il "mercato è mercato" (espressione della stessa cogenza del noto adagio: "Perché Sanremo è Sanremo"), che quello che stava succedendo nelle consorterie della finanza italiana, insomma, non era contestabile. Mi auguro che oggi il nostro dirigente abbia cambiato opinione e che si analizzi con più attenzione quella che, giorno dopo giorno, appare sempre di più come una storia dai contorni poco chiari. E, pensando ad alcuni dei suoi protagonisti, davvero brutta.

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