Arturo Squassina, mitico consigliere regionale dei DS, viene da Brescia con il treno. I suoi racconti hanno dell’incredibile. Attese al freddo lunghe anche mezz’ora. Viaggi in piedi, in un’esperienza a metà strada tra la sauna e il formicaio (forse, tutte e due le cose insieme). Secondo me, sotto sotto, Trenitalia ha un disegno. Di fronte alla secolarizzazione (che il treno, simbolo del progresso, ha sempre rappresentato) si vuole riaffermare una prospettiva religiosa. Di più: mistica. Provate a chiedere un’informazione, del tipo: «Quando parte il diretto delle 9?». I ferrovieri vi guarderanno bonari, senza sapere che cosa rispondervi e rinviandovi piuttosto a una prospettiva di fede. Così, almeno, è quello che accade a Squassina e ai pendolari bresciani. Ci fosse Wittgenstein in stazione, direbbe: «quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere»…
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