Formigoni approva la proposta di legge da portare al Parlamento nazionale per i diesel di nuova fabbricazione, perché siano dotati dei particolari filtri antiparticolato. A dieci giorni dalla chiusura delle Camere, una mossa molto significativa per capire a che gioco sta giocando il presidente lombardo. Il più classico dei rilanci per farsi un po’ di pubblicità e per nascondere l’inconcludenza del suo famoso piano anti-inquinamento. Nel frattempo, l’assessore Zambetti, noto per la sua interpretazione del termostato, sente cambiare la temperatura politica e dall’Udc passa alla rinata Democrazia cristiana. I leghisti chiedono la sua testa, perché non si può cambiare partito senza perdere il posto da assessore (regola padana che il presidente sembra non condividere). Poi Albertini spiega, bontà sua, che andrebbero piuttosto tassate le auto più inquinanti già in circolazione, piuttosto che studiare misure futuribili (geniale). Non bastassero le polemiche sull’inquinamento e sul trasformismo politico, a metà pomeriggio, scoppia la bagarre con Galan: il presidente del Veneto dice che non accetta lezioni da Formigoni sul federalismo fiscale, rimproverandogli duramente di essere in ritardo sulla questione, in relazione all’affaire Bagolino (il Comune lombardo che vuole passare al Trentino, anche per ragioni di ordine economico). Formigoni risponde così: "Galan chi?", nonostante Galan sia l’unico suo collega di destra rimasto a governare una regione (le altre essendo, com’è noto, passate il 4 di aprile all’Unione). Insomma, una gran bella giornata per un presidente che era addirittura venuto in Consiglio – gli capita raramente – per fare faville. Solvet saeculum in favilla, teste David cum Sibylla…
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