Laura Centemeri ha dedicato un testo di grande interesse (Ritorno a Seveso. Il danno ambientale, il suo riconoscimento, la sua riparazione, Bruno Mondadori, Milano 2006) alla storia di Seveso, dell’Icmesa e del disastro di trent’anni fa. Un libro che ricostruisce soprattutto l’elaborazione della comunità in senso politico (la Sinistra e Comunione e liberazione e le diverse letture della vicenda) e la stagione di recupero ambientale promossa dal circolo di Legambiente Laura Conti (che prende il nome dalla consigliera regionale del PCI che più seguì le vicende della cittadina brianzola). Un recupero e una riparazione che hanno portato alla creazione del Bosco delle querce come parco-ricordo dell’esplosione e della contaminazione da diossina, ma che ci parlano anche della possibilità di un profondo ripensamento della comunità da un punto di vista ambientale. Hobsbawm – ripreso similmente da Andrea Ranieri ne I luoghi del sapere (libro di cui abbiamo già parlato, p. 29) – insegna che la tradizioni possono essere inventate: nella nostra lettura, è lecito pensare che i territori possano in qualche modo ripensare e indirizzare nuovamente la propria vocazione o, per dirla con Ranieri, che tutti siano «spinti a costruire una propria tradizione, lavorando sul passato e/o sulla contemporaneità». Un bell’esempio di quello a cui penso quando parlo di Brianza come centro di eccellenza delle politiche ambientali. Muovendo da Seveso e da altri Comuni, impegnati in questi anni in una tutela del territorio che consente di dare nuovo senso anche alla vita collettiva.

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