I poltroni e le poltrone

Il Consiglio regionale lombardo si conferma anche a luglio come l’assemblea meno convocata tra quelle uscite dal voto del 3 e 4 aprile. All’attivo la maggioranza che sostiene Formigoni (siamo poi sicuri che lo sostenga davvero?) ha la bellezza di due consigli (due consigli, avete letto bene). Il prossimo non si sa nemmeno quando sarà, e come programmazione non c’è che dire. Le commissioni, poi, vero centro dell’attività del Consiglio e dei consiglieri, non si sono ancora insediate. Forse la prima riunione si terrà mercoledì: prima però bisogna capire se all’interno di Forza Italia riescono a sciogliere il nodo che più preme alle diverse correnti, camarille, anime, ispirazioni che al suo interno allignano e che – per la serie del «si salvi chi può» del 2006 – si stanno attrezzando come possono. E il nodo non può che essere: prima di tutto, le nomine e le poltrone, all’insegna di una politica che, a furia di discutere senza requie di ‘posti’, finisce con l’occuparsi solo di quello. Allora, quando avranno deciso chi farà il presidente di quella commissione e chi quello dell’altra, forse i cittadini lombardi vedranno i loro eletti lavorare. Sapendo che, mentre i gruppi di maggioranza si affannano a trovare la quadra incuranti di quello che succede in Lombardia e nel Paese (grave crisi occupazionale, caro-prezzi, ritardi nel finanziamento e nella realizzazione delle infrastrutture, arretratezza ormai insostenibile per la ricerca e lo sviluppo), il disegno strategico è un altro: più poteri alla Giunta e soprattutto al Presidente. Che nel frattempo, lui sì, ha lavorato: per creare, presso la Presidenza, una vera e propria Giunta bis dalla quale governare la Regione senza passare dal vaglio del Consiglio (dove i padani gli hanno già mandato messaggi poco rassicuranti, attaccando colleghi e alleati) e senza doversi confrontare più di tanto nemmeno con gli assessori presentati con tanta enfasi soltanto due mesi fa. Così può occuparsi della cosa che più gli interessa: cosa farà da grande, se assecondare il piano «Formigoni premier» e «Pera presidente della Repubblica» (che presenterà, a quanto pare, al Meeting di Rimini) o se continuare, senza troppo entusiasmo, a fare il Presidente della Regione più importante del Paese. Come se fosse qualcosa da fare così per così, in attesa di altro. Povera Lombardia…

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