Ieri a Verona si è tenuta una citatissima riunione del Terzo Polo (Nord?) per recuperare voti e consensi nella fu-Padania.
Mi pare interessante notare che sul manifesto campeggiava, oltre a quelli di Casini, di Rutelli e di Fini, anche il nome di Lombardo (nomen omen), antico alleato della Lega (per altro), che forse vorrà portare all’attenzione degli elettori del Lombardo Veneto il metodo di governo già adottato in Sicilia. Dal verde padano al verde marziano.
Il tentativo, a leggere i quotidiani locali, non pare avere colto nel segno, ma una cosa è certa: quel «Nord tradito» attende risposte. E non si può certo più contare sui simboli di questi ultimi vent’anni, sui parlamenti magici di Bagnolo avvolti nella nebbia, sui ministeri bonsai di Monza ormai dismessi e sulle ampolle del Monviso che, come l’acqua del Lete, a ogni sorso fanno dimenticare le puntate precedenti. Le soluzioni, d’altra parte, non sono rappresentate né dalle quote, né dalle trote, e lo hanno capito anche i leghisti della prima ora, che sono invecchiati portando con sé il sogno di un federalismo che si è realizzato sì, ma solo nella sua versione demaniale (e maniacale, potremmo dire).
Tutto, da troppo tempo, sembra girare intorno al dito medio (anche nella versione formigoniana), una caricatura dell’antico spadone, un simbolo di impotenza e di frustrazione. Ciò che un tempo era duro, è diventato assai fragile. Così come quello ‘scudo’ che lo accompagna, che sa solo di irresponsabilità e di provocazione, se si pensa all’attuale situazione del nostro Paese.
Ci vuole un lavoro più serio, più rigoroso e più concreto. Senza farsi trasportare dalla retorica del famoso ‘territorio’, senza cercare radici che si faticano a trovare, ma provando a rilanciare una sfida che riguardi l’innovazione e la competitività e una ritrovata misura fiscale. E anche un pressing sugli istituti di credito, questo sì, senza però farsi spiegare come si fa dagli uomini di CrediEuroNord e dagli amici di Fiorani.
I ragazzi di On the Nord sono già al lavoro, e Prossima Italia riprenderà i fili di un lavoro iniziato tempo fa, per provare a rilanciare, sul piano politico, avviando un percorso che riavvicini quello che a Roma si ostinano a chiamare «profondo Nord» (nemmeno fosse la Groenlandia) al resto del Paese. Anche senza il prezioso contributo dell’Mpa, eh.
Comments (6)