Oggi sono andato a trovare Sandrine Mazetier, deputata all’Assemblea nazionale per il Ps, per parlare di immigrazione: era uno degli ultimi appuntamenti della settimana di studio e di lavoro qui a Parigi.
La cosa che mi ha colpito, come negli incontri precedenti, è la diffusa preoccupazione per la politica che mi ha manifestato. Per la sua mancanza di efficacia. Per la sua subalternità. Per la sua incapacità di avvicinare i cittadini alla cosa pubblica. Per la sfiducia nei confronti di se stessa che continua a produrre e che non si capisce come fermare.
Sullo sfondo, in Francia, come in Italia, e come è già accaduto in Spagna (dove l’Izquierda Ikea ha preso un sacco di voti), la paura che aumenti l’astensionismo, che si manifesti la solita, maledettissima dispersione e frammentazione a sinistra, che cresca la disaffezione e monti il populismo. Mazetier, come altri esponenti politici incontrati in questi giorni, si è detta preoccupata anche di altri aspetti, secondari rispetto ai precedenti, che contribuiscono però a rendere meno forte l’iniziativa politica della sinistra, a cominciare dalla timidezza straordinaria nella ‘proposta’ da parte di una classe dirigente spesso consumata dal tempo e dalle lotte intestine.
Tutto questo, ai tempi della crisi, che è una crisi dell’economia ma che diviene immediatamente crisi della politica. E che l’aggrava, perché la politica, anche a sinistra, non stava molto bene nemmeno in precedenza.
P.S.: come anche in Italia, il problema (almeno per ora) non è strettamente elettorale: il Ps è in vantaggio, e i sondaggi di questa mattina danno il suo candidato vincente al secondo turno con un clamoroso 58%. Però è il caso di riflettere se in mezza Europa la percezione è la stessa. Prima che sia troppo tardi, e che ci sia bisogno di un’altra generazione per cambiare le cose.
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