Tutti a citare «Stay hungry, stay foolish». Giusto e bellissimo. Solo che, nel Paese in cui è premiato pochissimo il merito, la voglia, il rischio, e la follia dell'anticonformismo, l'unica cosa che ci resta è lo stay.
Siamo il Paese dello stay. Di quelli che si sono accomodati già. Anzi, per loro, si erano già accomodati i loro genitori. Siamo l'Italia immobile, dove tutti stanno, appunto, al loro posto, senza mettersi in gioco mai.
Siamo il Paese dello stay, e stiamo così così. Succede nella vita quotidiana, si preferisce (o si è costretti) a rimanere a casa. Succede in politica, dove le cose stanno così, perché si è sempre fatto così. E anche i protagonisti preferiscono spesso lo stay al move. Sempre e comunque.
Di affamati ce ne sono, ma nel senso più triste del termine. E di folli ce ne sono, di folli, solo che troppo spesso sono trattati come tali. E basta.
Solo che ora, forse, abbiamo compreso che non possiamo stare a guardare. Stay, insomma, ma non posso. Sappiamo che è venuto il momento di fare qualcosa. Insieme a tutti quegli altri che vogliono muoversi. Una buona volta.
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