Della polemica tra Boeri e Pisapia che sta ancora tenendo banco a Milano (fossi in loro, chiuderei la vicenda al più presto) mi piace che il confronto sia trasparente e pubblico, perché in gioco c’è la città più importante che il centrosinistra stia governando, il futuro di Expo e una serie di questioni politiche di una qualche rilevanza, a cominciare dal rapporto con Formigoni (fidatevi: non è solo una mia deformazione professionale).
E vorremmo tutti saperne di più, non di meno. Magari senza arrivare alla crisi di nervi. Prima.
Quello che mi piace di meno (e molto) è tutto questo ricorso a una retorica parecchio vanitosa, frequentata un po’ da tutti e rilanciata a più non posso dai media in questi giorni.
È tutto un dirsi offesi, esaltarsi o umiliarsi, pretendere e chiedere scusa, andare a Canossa o a Teano (che ne dite di Lambrate?), trovare le migliori parole per la circostanza, rilanciare ossequi e reverenze un po’ così. E un po’ borghesi, absit iniuria verbis.
Chissà che, con la soluzione della crisi, non arrivi un cambio di registro. Farebbe bene a tutti, datemi retta.
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