Stefano si è laureato. Con 110 e lode. Perché Stefano è uno che studia. Che fa le cose sul serio. E si è dato da fare. Anche perché dovrà fare il segretario del Pd, tra un po’ di tempo, e si deve attrezzare.

Ieri è venuto a trovarmi, con Andrea, per preparare la prossima delle nostre iniziative. Che a me piace organizzare con loro, perché sono giovani e sono bravi. E sono curiosi. E si imparano un sacco di cose, anche.

Ed era un po’ malinconico, mi sembrava, perché si laureava. Che ci siamo passati tutti. Che si pensa che si diventa grandi (non è vero!) e ci sembra un passaggio epocale, di quelli che cambiano tutto. E fin qui non è una novità (cioè per Stefano lo è, altro che storie, ma noi sappiamo che poi le cose non stanno proprio così, come quando ci sono le copie rilegate, il rinfresco, e i parenti, e ti passa l’adrenalina, e ti senti stanco come poche altre volte prima).

Solo che Stefano sembrava preoccupato di quella preoccupazione che accompagna tutti i giovani italiani, di poter poi fare qualcosa di bello, che si è sognato di fare, in un tempo ragionevole. E oggi il cuor leggero non ce l’ha nessuno. Nemmeno qui al Nord, nemmeno col pezzo di carta, nemmeno con tanta voglia di fare.

Ecco, forse dovremmo preoccuparci per lui anche noi. Perché Stefano se la caverà, non scherziamo, ma il Paese a cui si affaccia deve essere migliore di così. E la preoccupazione potrà passare, poi, perché avremo cambiato le cose. Almeno un po’. E non solo per lui. Ma anche.

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