Fiducia risicata nel governo, quella che c’è stata, nel dicembre del 2010, e che ha dato un altro anno di vita al governo B. Che ne facevamo volentieri a meno.

Ora è la fiducia larghissima ma non sempre convinta e spesso condizionata nei confronti del governo Monti.

E poi la fiducia per la classe politica, che non c’è più.

La fiducia più importante, verso l’Europa, denigrata per un ventennio da sconsiderati autarchici e sempre più indebolita e inconcludente. E la fiducia dei nostri partner europei, però, che va recuperata. Alla svelta.

La fiducia nello Stato (mai stata altissima, per la verità) perché non sei mica sicuro che i soldi che ‘recupera’ poi li spenda bene.

E nell’equità, anche, che ti aspettavi qualcosa di diverso dalla cosiddetta fase 1 e ora ti ostini a confidare nella fase 2. Chissà.

Sullo sfondo, la fiducia dei mercati, che sembra l’unica cosa che conta, anche se nessuno ha più fiducia nei mercati, per dire.

La fiducia tra le persone e soprattutto verso se stessi. Quella che manca. E che forse è la chiave di tutto quanto.

Insieme alla credibilità. Perché per essere credibili, bisogna crederci.

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