A margine delle vicende giudiziarie odierne che hanno riguardato importanti esponenti politici della Regione e della Provincia in cui risiedo, faccio notare:
Che quando sostenevo che Formigoni avesse il problema del numero di mandati (per la serie “parole come pietre”), non mi riferivo a quelli d’arresto.
Che domani, per dire come siamo combinati, l’ordine del giorno del Consiglio regionale prevede un dibattito sulla situazione delle carceri in Lombardia (e l’elezione, che pare essere stata rinviata, del nuovo vicepresidente, in sostituzione di Nicoli Cristiani, arrestato qualche settimana fa).
Che tutto questo mette parecchia tristezza in chi, come molti di noi (quasi tutti, spero) pensa che questioni del genere si debbano affrontare politicamente, senza attendere l’intervento della magistratura.
Che le stesse cose le avevo dette e scritte quando la questione riguardava nostri esponenti politici.
Che questi episodi pesa moltissimo sulla credibilità di tutto il sistema politico.
Che certe cose, nella politica lombarda, non tornano, fin dalle campagne elettorali, per alcuni sfarzose oltre ogni misura, tanto che si trovano poi ‘costretti’ in una sorta di auto-ricatto che ne compromette la libertà di azione (eufemismo).
Che aver difeso personaggi difficilmente difendibili, da parte di chi guida la Regione, sia stato un grave errore. E avere snobbato le richieste di intervento, in questi anni, sia stato politicamente disastroso.
Che troppo tempo passato al governo non fa bene. E che alternanza e ricambio ci vogliono, sempre.
Che l’arresto è una brutta cosa in ogni caso, e invita a fermarsi prima, ad arrestarsi per tempo: prima di trovarsi in queste situazioni, che non possono far piacere a nessuno.
Che questa volta le parole di circostanza non bastano, che non sarà sufficiente rispettare il lavoro della magistratura o attendere l’esito delle inchieste, perché il problema, come si scriveva, è politico.
Che non ci sono pietre da scagliare, ma schede da inserire nell’urna, puntando su legalità, trasparenza e competenza. Di nuovo. Per cambiare.
Comments (3)