Formigoni ha rimpastato la sua giunta e sembra di essere tornati alle (pessime) pratiche della Prima Repubblica (da cui Formigoni, per altro, proviene): escono l’assessore Massimo Buscemi e il sottosegretario Francesco Magnano.

Escono si fa per dire, perché si parla di incarichi per entrambi nel sistema politico e amministrativo della Regione Lombardia.

Il primo è passato alla storia per avere assistito senza colpo ferire alla decimazione delle risorse per la Cultura, e ora, dicono i bene informati, avrà un incarico in un’azienda partecipata dalla Regione.

Il secondo, famoso come “geometra di Arcore” e protagonista dell’incredibile vicenda di Milano 4, andrebbe a capo di Arpa: un campo minato dal punto di vista della credibilità, dopo l’indagine che ne ha coinvolto un dirigente, solo qualche mese fa, nell’ambito del caso Nicoli Cristiani. Magnano era sottosegretario all’attrattività e non si capisce bene che cosa abbia attratto la Regione, in questi due anni, se non grossi guai.

Entrano due donne, anche perché il politicamente misogino Formigoni ne aveva una soltanto in giunta e un ricorso e la prossima udienza in Consiglio di Stato gli hanno vivamente consigliato di aumentare la «quota rosa» del governo regionale: Valentina Aprea, che assume tre quarti delle deleghe dell’attuale Rossoni (la delega all’Istruzione e formazione) e ci aggiunge la Cultura (di cui si occupava Buscemi), e Ombretta Colli, con la delega alle Pari opportunità, alla moda e al design.

La notizia più sensazionale è però che Formigoni sarà affiancato anche da Giuseppe Grechi, già presidente della Corte d’Appello di Milano ed ex vicepresidente dell’Anm, che assume una delega che non c’era (direi), quella alla Trasparenza «per sovrintendere e coordinare tutte le attività dei vari organi di vigilanza e controllo».

Una scelta che certifica l’imbarazzo di Formigoni nei confronti delle numerose vicende giudiziarie che hanno riguardato da vicino la Regione Lombardia, negli ultimi mesi.

P.S.: un ordine del giorno del Consiglio regionale del 5 dicembre 2011 chiedeva alla giunta di abolire i sottosegretari. Formigoni li ha mantenuti. Così, per dire.

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