La frase dell'autunno è: «non è lotta di classe, è matematica (this is not class warfare, it's math)». Al motto di Obama, va associata la frase di Mandela di Invictus, «it is not a political calculation, it is a human calculation». Mandela parlava del rugby, ma l'espressione funziona, a maggior ragione, a proposito della crisi che stiamo attraversando.

Il 15 ottobre gli indignados manifesteranno – sotto lo striscione: «uniti contro la crisi» – anche in Italia. C'è chi guarda all'Islanda (che è molto lontana e forse troppo piccola) e chi cerca l'Europa. E finora, va detto, non l'ha trovata.

E allora il 15 è il caso che la politica presti attenzione, perché l'esasperazione è tanta, ed è rivolta anche contro la politica. Chissà come mai, si chiedono molti politici, gridando al complotto, facendo gli offesi, dimostrando, insomma, tutta la propria inadeguatezza.

Proprio perché l'indignazione ha come destinatari anche i politici e non è ispirata dai poteri forti, come qualcuno ancora incredibilmente sostiene, ma dai poteri deboli e spaventati di chi fa fatica, è il caso che non solo i protagonisti del dibattito pubblico italiano e continentale se ne facciano una ragione, ma cerchino di rispondere con qualche scelta di quelle che cambiano le cose. Ad esempio, gli eurobond, che potrebbero diventare una bandiera per la politica europea, per uscire dalle secche in cui ci ritroviamo.

Il vero spread, oggi, è la distanza tra cittadini e le classi dirigenti, tra l'esasperazione, da una parte, e l'indecisione, dall'altra, tra la frustrazione degli uni e l'incapacità delle altre. Per superarlo, prima che quello che si è rotto non sia più componibile, ci vuole, delle idee e delle proposte per dare una direzione diversa alle 'cose', una grande diffusione. Che in inglese, guarda un po', si dice spread.

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