Sulla questione dei rimborsi elettorali, su cui da tempo, ben prima dei ‘casi’ Lusi e Belsito, richiamo l’attenzione, l’avrei messa giù parecchio più dura di come non l’abbia invece pensata finora la maggioranza parlamentare.

Avrei detto, semplicemente, che quest’anno avrei fatto meno manifesti, di quelli che riempiono le stazioni e gli aeroporti. Che mi sarei preso il rischio di perdere qualche voto e di guadagnare un pezzo di credibilità. Che mi sarei impegnato, per gli anni a venire, a valutare meccanismi di finanziamento diversi.

Avrei detto che avrei preso in seria considerazione la proposta di legge d’iniziativa popolare che trovate qui:

Abrogazione del sistema di rimborso diretto ai partiti e introduzione di un credito d’imposta del 95% sui contributi che i cittadini decidono di versare alla politica (fino a un tetto massimo di 2mila euro).

Avrei detto che avrei fatto, come partito, almeno gli stessi sacrifici che sono stati chiesti agli italiani. Nella stessa proporzione, e magari anche qualcosa in più.

I partiti, come sempre, hanno dato l’impressione di essere arrivati troppo tardi, fuori tempo massimo. Di non avere anticipato una richiesta che proveniva dall’opinione pubblica e dal buon senso. E di non avere fatto la cosa più ovvia.

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