Una cosa è certa: soli non si va da nessuna parte. Anzi. Il problema è come selezionare le persone con cui ci si accompagna (vedi alla voce primarie e legge elettorale, nuova o vecchia non importa).
Ci sono molte tossine da smaltire, nel dibattito che si è aperto intorno al post «Vado o vengo?». Ma è il caso di smaltirle alla svelta, e iniziare a fare sul serio.
Perché il punto è comprendere il ‘concetto’ che ho chiamato «nello stesso momento»: perché è chiaro a tutti che dopo le elezioni amministrative le cose precipiteranno, in senso politico. Altri, quelli che le perderanno, si stanno da tempo attrezzando. Noi, quelli del campo progressista, mi pare proprio di no.
La mia proposta è semplice e le obiezioni, sinceramente, sono molto deboli: il Pd non si può cambiare, quindi mi iscrivo a Sel (che per altro mi pare essere un Pd in miniatura, diviso tra Fabbriche e vecchi apparati, se proprio devo essere sincero) oppure lo incalzo con Di Pietro, che è un po’ ‘manesco’, ma almeno lui le cose le dice. Poi però anche Sel e Di Pietro si alleano con quel Pd, che è rimasto tale. E Sel e Di Pietro proseguiranno con l’atteggiamento che li accompagna da sempre: in quell’alleanza precaria e del «più uno», per cui a qualsiasi mossa del Pd, si assocerà una contro-mossa di questo o di quello per rosicchiare un po’ di voti al Pd. Sai che divertimento.
La riflessione più articolata proviene – incredibilmente, penserà qualcuno – dal solito anonimo, commentatore compulsivo, che però questa volta la prende in pieno, la questione:
il pd è degli iscritti e di chi vota alle primarie del partito, e i numeri sono implacabili.
io ho confidato nella saggezza contadina di bersani, nel suo buon senso, nella capacità di essere tra le persone.
e invece ho visto solo conservazione a garanzia dei propri grandi elettori (pensionati e coop), nessuno slancio verso il futuro, impreparato di fronte alla crisi del debito sovrano, pavido su lusi e insabbiatore su penati, difensivo oltre ogni ragionevolezza sui costi della politica.
e non ho visto gli iscritti ribellarsi, perché spesso quello che succede a roma succede anche nel circolo periferico solo che non lo sa nessuno, perché il presidente del circolo di pistoia est ha un incarico di consulenza dalla municipalizzata dell’acqua, perché la sede del circolo di avellino centro è in comodato gratuito dal comune senza bando, perché il presidente del circolo di milano nord prende il gettone di presenza come consigliere della circoscrizione.
il pd non ha spinta perché rappresenta un ceto che vuole conservare i propri minuscoli privilegi, e se il primo segretario non è stato in grado di far fare un salto di modernità all’elettorato, il secondo è stato eletto per garantirli. oppure mi devi spiegare perché il pd non sia riuscito a fare una proposta politica vera sui mille rivoli della spesa pubblica impazzita a cominciare dai costi della politica.
gli slogan di pippo sono belli, ma sono ululati alla luna.
io, dopo la dichiarazione del tesoriere sulla rata di luglio del finanziamento pubblico e della correzione di bersani 24 ore dopo il suo colpevole silenzio e sull’onda dell’indignazione dell’opinione pubblica, non ci credo più.
Ecco, il punto è questo: è fare un «bando» che non si rivolga all’interno del Pd, ma nel vasto mondo della cittadinanza attiva, in chi fa politica in mille modi (e odia la politica, nello stesso tempo), in chi cerca una sponda alle battaglie di civiltà, che pullulano in questo momento, dopo vent’anni di pensiero unico (c’è una parola di troppo: pensiero).
E farlo «nello stesso momento», dandosi un appuntamento, perché – e chi partecipa a Prossima Italia lo sa benissimo, avendo scelto l’uovo come simbolo – è l’eterna questione dell’uovo e della gallina. Chi parte per primo? Chi sostiene, politicamente ed economicamente, un processo che ha modi gentili ma obiettivi rivoluzionari?
Perché dobbiamo passare da un’attività artigianale, condotta in questi anni con molta umiltà, a un’iniziativa di senso compiuto, su scala nazionale. E bisogna puntare alle cose grandi, non alle piccole conventicole in cui essere tutti d’accordo (che poi, sapete, non esistono).
All’orizzonte, vedo il Pd, non pressato da fuori, ma cambiato da dentro. Con un aumento di capitale umano e politico. Un partito, come dico spesso, citando Derrida, che deve essere «ospitale», perché sa accogliere il dibattito e costruire una proposta di governo.
Da solo, come dicevo all’inizio, o accompagnato da pochi, splendidi amici, quell’operazione non riuscirà. Ve lo dico fin d’ora. Quello che vi chiedo è di riflettere ancora per qualche giorno (andando a votare, e votando il Pd e i candidati che vi piacciono di più), commentando con parsimonia e precisione (perché non è il momento di sfogarsi, ma di ragionare) e poi definire insieme un percorso che ci porti meno rancorosi e stressati, tutti quanti, alle prossime elezioni.
Perché il Paese è in difficoltà, perché il 2% degli elettori dice di confidare nella politica istituzionale e nei suoi rappresentanti, perché siamo alla caricatura del presidente della principale regione del Paese che si occupa solo di se stesso e non del 99% dei cittadini che dovrebbe rappresentare.
La mia proposta, infine, contiene un impegno: quello di organizzare tutto questo, partendo dal basso, a filo d’erba, per trovare le modalità e le occasioni per cambiare le cose. Perché è già troppo tardi.
E si può guardare sorgere un nuovo sole (come chiedono di fare gli amici di Alba), ispirarsi alla parole di questo o quel leader, tifare per il carisma di qualcuno, ma bisogna – a mio modestissimo avviso – fare una cosa più ambiziosa. Costruire una classe dirigente, assicurare il ricambio attraverso processi democratici, cambiare in profondità l’agenda politica (come si dice in politichese) e il modo di guardare le cose. In tanti, però, e senza dimenticare i tanti che già ci sono.
Altrimenti, ognuno si tenga la sua associazione, il suo blog e la sua nicchia. Il suo ‘rifugio’, insomma, che gli consenta di sottrarsi per quanto possibile ai cambiamenti che sono già in atto. E che mi pare cerchino soltanto una guida, nel senso plurale del termine. E di nuovo tipo, come il percorso che si può fare, in Italia e in Europa.
Pensiamoci ancora un attimo, ve lo chiedo con sincerità, preoccupazione e speranza insieme.
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