Ne scrive Michele Serra, ne scrive Luca Sofri, che a volte è addirittura magnanimo con il Pd.

Il Pd «regge», il Pd «tiene», si legge nei titoli dei quotidiani. Il Pd si sottrae allo smottamento del sistema politico, nonostante «Lusi e Penati», scrive Serra, nonostante «una linea politica vaga», «un leader poco carismatico», «un’immagine esterna tanto sfocata da irritare».

Aggiungerei, un accenno alla diminuzione del numero dei votanti, e al riferimento ai valori assoluti di cui parlavo un attimo fa. E al fatto che quando crollano gli altri, di solito vinci le elezioni. A noi era successo di perderle, nello stesso modo, e non certo per demerito locale, nel 2007 e nel 2009, quando il vento soffiava in direzione contraria. E giganteggiavano gli altri.

A livello locale (e di «popolo», scrive Serra, citando Bersani), però, il Pd c’è, eccome. E lo sostengo da tempo, anche quando il ‘territorio’ e il ‘radicamento’ sembravano appartenere solo alla Lega. Ed eravamo noi, incredibilmente, i primi ad accreditare questa tesi.

E insisto sulle primarie e sulla partecipazione proprio per questo, perché il Pd tiene (anche a Thiene, mi segnalano, e non è un gioco di parole), se ha un rapporto diretto con i suoi elettori. Una relazione, sarebbe meglio definirla.

Non solo sono d’accordo ma, si parva licet, ho dato il mio piccolo contributo chilometrico e politico a questa «tenuta», soprattutto al Nord (perché al Sud le cose vanno un po’ diversamente, e ci tornerò presto, sull’argomento): perché, sia chiaro una volta per tutte, “da queste parti” non si è mai giocato al «tanto peggio, tanto meglio».

E quando abbiamo perso le Regionali 2010, abbiamo chiesto di «andare oltre» (come ricorderete), perché già qualcuno chiedeva le dimissioni di Bersani.

E quando ci è sembrato, lo scorso anno, che i big non credessero alle (e nelle) vittorie di Milano e Napoli, siamo andati a ricordarglielo. In direzione nazionale. Senza essere presi troppo sul serio. Come è poi accaduto con i referendum, per citare un altro caso che riguarda il famoso ‘territorio’ e le relazioni che si devono mantenere con la propria comunità elettorale.

Il problema che si pone al Pd è come passare dalla «tenuta» all’«avanzata» e quindi alla «vittoria». E come scrollarsi di dosso tutte quelle cose che Serra cita. Perché molte cose non vanno bene, e fare finta di niente non serve, appunto, a niente.

Perché non c’è alcun automatismo e nessuna certezza di continuità tra questo risultato e il prossimo, quello delle Politiche.

Non è il caso di citare il 1993 o il 2006, credo, perché quegli episodi ce li ricordiamo tutti molto bene.

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