Lettera 43 intervista il vostro affezionatissimo.

La preoccupazione è la seguente, in netta contrapposizione con quanto afferma per esempio Pisapia qui: se si toglie il civismo dal Pd per costituire una lista civica arancione o arcobaleno, il Pd che senso avrebbe? Qual è la ragione che dovrebbe portare un elettore o un’elettrice a votarlo, se il partito si dovesse ridurre alle formule consuete e tradizionali? Perché lasciare questo patrimonio (culturale, politico ed elettorale) in outsourcing e non provare a rendere ospitale il Pd, come chiedo da tempo, perché lo sappia valorizzare in tutti i sensi? Continuiamo a parlare di Europa, ma ve la vedete una lista civica (che poi sarebbe un soggetto politico a tutti gli effetti) a fianco dei Laburisti inglesi o della Spd tedesca?

Non era per questo, per tenere insieme la società politica e quella civilissima, che avevamo costituito un partito così originale nel panorama politico occidentale?

E poi, chi li sceglierebbe i candidati dei due soggetti? Quale sarebbe la dignità democratica di queste candidature? Quali sindaci andrebbero bene e quali no? Quali intellettuali sarebbero eleggibili e quali invece sarebbe meglio stessero a casa?

Perché non fare una cosa più seria, che è quella di rendere contendibili le liste di un grande partito (ma grande davvero), attraverso le primarie per i parlamentari e il rispetto rigoroso del limite dei tre mandati? Perché non pensare anche a primarie per la scelta del premier, che vedrebbero comunque il segretario del Pd come il favorito, ma porterebbero milioni di elettori a partecipare e a dire la loro? Perché non portare tutto questo dentro una discussione in cui tutti si sentano protagonisti, senza fare strani esperimenti?

Tutte domande a cui nessuno sembra voler dare risposta. Così si conduce il Pd alla dissoluzione, che forse è il disegno di qualcuno (anzi, lo è certamente, e di molti).

L’alternativa è semplice: la bad company, o una bella domenica di ottobre. Vedete voi.

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