Diretta dal Consiglio regionale della Lombardia che discute la mozione di sfiducia nei confronti di Formigoni.
18.20. Risultato finale della votazione palese: contrari 49, favorevoli 28. Applausi scroscianti.
18.14. Si vota. Ma ancora un attimo di attesa, per la dichiarazione di voto dell’Udc. Siamo fuori tempo, in ogni senso.
18.09. Si vota tra cinque minuti. Per ora c’è l’intervento del capogruppo del Pdl. Che ci rimprovera di non avere presentato un programma elettorale. E poi aggiunge che sono «squallidi e sgradevoli, gli infangatori di professione», tra cui mi annovero, anche se il capogruppo Pdl non fa nomi. «Modello Lombardia, perfettibile finché si vuole, è l’unico modello possibile qui in Lombardia», dice Valentini. «L’unico possibile».
18.05. Stefano Galli (Lega) conclude ribadendo il sostegno alla giunta Formigoni. Anzi, è l’opposizione a dovere fare proposte, perché loro sono a posto. Anzi, sono avanti. E mancano tre anni di legislatura, ricorda Galli.
17.55. Stefano Tosi (Pd) per la dichiarazione di voto. Tosi cita Ponzoni, oggi sostituito, direttamente dal Consiglio dei Ministri. Formigoni interviene fuori microfono: «pensa a Penati». Come se un ‘caso’ si annullasse facendo riferimento all’altro. «Non è una situazione normale», dice Tosi. «I rapporti politici cambiano», ricorda Tosi. «Ci sono più modelli Lombardia», perché il centrosinistra ha vinto a Milano, e in alcuni centri importanti. «E dialogano con i lombardi e con i soggetti della nostra società». La società lombarda chiede un sistema politico «libero da pregiudizi». Quanto al federalismo, la nostra collaborazione c’è stata, nella scorsa legislatura. «Si è perso tempo nel governo Berlusconi, quello del 2001, e poi in quello del 2008: e la maggioranza che la sostiene, presidente, fa parte del disegno politico di Berlusconi e Bossi», aggiunge Tosi. Nessun soggetto ha commentato positivamente il «Salva Lombardia», a cui lei tiene tanto. Abbiamo problemi di benchmark con altre regioni. «Abbiamo perso molti primati», insiste Tosi, «non le si vuole vedere, le difficoltà». Tosi conclude che si andrà a votare, in ogni caso. E saranno i cittadini a decidere.
17.33. Stefano Zamponi (Idv) spiega che il Consiglio è stato spostato perché ieri Formigoni ieri non poteva. Roberto Formigoni è imputato, per altro, per «diffamazione aggravata» nei confronti di alcuni esponenti radicali. Vicenda delle firme false, ricorda Zamponi. Un fatto giudiziario, ma anche evidentemente politico, che può portare allo scioglimento del Consiglio regionale. Rimosso dalla discussione di oggi. «Nel momento in cui cadrà, le volteranno le spalle tutti, come lei ha voltato le spalle a Daccò, non più tardi di quindici giorni fa». Qui stiamo parlando di un concetto diverso, dice Zamponi: «non è che tutto quello che non è reato è consentito a un rappresentante delle istituzioni»: anche Zamponi cita l’art. 54 della Costituzione. «Ritiene che negli ultimi tempi ha rispettato questo precetto?», Zamponi chiede a Formigoni, ovvero «ritiene di avere adempiuto con disciplina e onore alle sue attività amministrative?». Poi passa a citazioni molto diverse da quelle fornite da Formigoni. Zamponi conclude: «noi voteremo questa mozione, perché malgrado gli splendori del passato, Formigoni sia unfit a governare la Lombardia».
17.20. Giulio Cavalli (Sel) parla di un Formigoni «attoriale». «Non è una mozione contro di lei, sarebbe riduttivo», dice Cavalli. Cavalli parla di «rimozione». «Pretendiamo che si conoscano i fatti che le sono contestati» e che lei respinge. Lei non è quasi mai presente, però dice di essere in ascolto dell’aula: «è una sensazione solo mia che questa maggioranza non abbia alcun riferimento a livello nazionale?»; «è una sensazione solo mia che la Lega le abbia chiesto di rinunciare al ruolo di guida dell’Expo?»; «è una sensazione solo mia che il rimpasto della sua giunta non abbia niente a che vedere con la retorica dell’eccellenza, bensì con questioni di partito?». «Buon lavoro, ma noi con lei non ci imbarchiamo», questa la conclusione.
17.18. Applausi a scena aperta della maggioranza. La Lega è convinta. Si va avanti. Non una parola sulle questioni di cui parla tutta la Lombardia da mesi.
17.16. Formigoni intende andare avanti così, fino alla fine della legislatura. E cita il capogruppo della Lega, per confermare questa intenzione, anche per portare a termine il federalismo.
17.06. Il «colpo di abbattere Berlusconi-Bossi» di novembre ha portato il Pd all’illusione di poter abbattere anche il governo Formigoni. Così dice Formigoni. «Valanga di fango, di accuse, di processi»: come se i processi li facesse il Pd. E non i giudici. E non ci fossero indagati, condannati. Cose così. Dice Formigoni che «l’ordine è arrivato da via Botteghe Oscure». E non c’è «alternativa di governo». Parla dell’Asl di Pistoia, e attacca il presidente della Toscana. «Non c’è un euro», dice Formigoni. «Nonostante lo schiumare di rabbia di tanti articolisti», dice Formigoni, schiumando di rabbia (almeno un po’). «Si dovrà vedere» ma la questione San Raffaele e Maugeri sono solo questioni che riguardano il privato. Formigoni mi attacca e mi «sceglie» come avversario. Attacca anche #liberalasedia. Invece plaude alle iniziative del Pd che definisce collaborative, che sono pervenute da altri consiglieri. Perfetto. «Noi vogliamo fare di più», dice Formigoni.
17.02. Formigoni passa ad enumerare i complimenti ricevuti. E le citazioni. Non quelle in giudizio, rivolte ai suoi consiglieri e ai suoi ex-assessori. Quelle per dire che lui è bravo. Finalmente ha pronunciato la parola «eccellente». Ci mancava. «Il governo regionale si è sintonizzato con le qualità dei suoi concittadini», sintonizzatissimo. «Le contestazioni che mi sono state rivolte non rispondono a verità»: e quindi querelo. «Di fronte a tutto quello che ci hanno rovesciato addosso, che avrebbero abbattuto una mandria di bufali, come mai, ho resistito?», si chiede appassionato Formigoni. «Perché quello che ci è contestato non è vero», chiosa. Applausi. Anche da parte della Lega.
16.50. Interviene Formigoni. Ringrazia Pdl e Lega. Dice che la sua azione «non è perfetta», come accade anche per il Governo nazionale e per la Ue. Formigoni dice che tutti gli interventi degli ultimi mesi vanno nella «direzione giusta». Fa l’elenco delle cose che sta facendo, in questo momento. «Se i cittadini vanno nelle altre regioni, tornano festanti in Lombardia», dice Formigoni. Sommessamente, eh. «Grandi opere procedono in tempo», anche se la «stampa ostile non riesce a mandare giù il rospone» del grande Palazzo della Lombardia (che è costato 500 milioni, ma ne risparmiamo 6 all’anno: ma non fa niente). «Amministrazione in stallo» non è affatto vero. «La Lombardia reale ci avrebbe voltato le spalle?»: dice Formigoni che erano solo Amministrative. «In che mondo vivete?!», ci chiede Formigoni.
16.29. La parola del giorno è «rimozione»: non di Formigoni, purtroppo. Ma la «rimozione» psicopolitica di tutto quello che sta accadendo in Lombardia. La maggioranza sta dando veramente il peggio di sé. Ed era difficile fare peggio.
16.26. E ce n’è un altro di problema, che non hanno capito che più vanno avanti, più consenso prendono. E che fermarsi ora, sarebbe la sola opportunità per riprendersi un po’ di dignità. Così fanno un regalo a tutti i loro avversari. A noi, e ad altri. Non è una mozione di sfiducia, la nostra, per sostituirci a Formigoni, senza cambiare profondamente le strutture della politica lombarda. Questo no, non lo possono capire. Non fa parte della loro cultura politica.
16.22. Il problema, mi sono reso conto oggi come non mi era mai accaduto, è che cosa si intende per politica. Ecco cosa ci divide da Formigoni e dai suoi.
16.18. Raffaele Cattaneo (Pdl), assessore in quota Cl, commenta le agenzie di stampa. E definisce «molto deboli» le questioni poste dalla maggioranza. Poi passa a recuperare il caso di Romano Prodi nel 2007, dimenticando che poi Prodi lo hanno mandato via (e non è certo paragonabile al caso di Formigoni). «Non c’è contenuto politico», dice Cattaneo.
16.15. Carlo Saffioti (Pdl) riconosce all’opposizione un ruolo. Beh, ci è andata bene, pensa se l’abolivano (si scherza).
15.56. Arianna Cavicchioli (Pd) ribadisce e rilancia. E si riferisce ai Neet. E al futuro. Che qui è come scomparso. Ricorda che il nuovo segretario della Lega aveva chiesto le dimissioni di Formigoni dall’Expo, e che oggi nessun leghista lo ha ricordato.
15.41. Sono intervenuto anch’io. Ho cercato di riportare un po’ di ordine, ho citato l’articolo 54 della Costituzione, ho ricordato che la legalità è un fatto politico e amministrativo, non è un fatto a sé. Che c’è una realtà che vedono tutti i lombardi, non solo i direttori dei giornali o i complottisti che si sono mossi all’unisono, per eliminare Formigoni. Che le carte giudiziarie, le persone ridotte in carcere, i processi e le condanne (perché in alcuni casi siamo già arrivati a sentenza), i rimpasti, sono tutte cose che ‘accadono’ e che ci sono davvero, non solo per «sentito dire». Che una seduta così non fa bene alla politica, non recupera consenso al nostro ruolo, e chi più ha responsabilità, lo deve fare per primo, quel gesto, di assunzione. Di quella responsabilità. Ho parlato della distanza e della disaffezione, ho battibeccato con Formigoni e ho fatto notare che il logoramento politico prosegue. E che è una scelta, quella a cui abbiamo invitato l’aula, nei confronti dei lombardi. E degli italiani, perché questa è certamente la Regione più grande del Paese. E guardate come siamo combinati. E invece si impone una sorta di cecità, come in quel romanzo di Saramago, in cui l’unica sorpresa è la cecità stessa. E si finisce che si va a sbattere, tutti quanti. Anche perché l’argomento spesso evocato negli altri interventi, che anche altri hanno ricevuto avvisi di garanzia, non è un argomento. Anzi, lo è, un argomento: ma solo perché raddoppia la forza del primo. E rappresenta uno dei principali problemi di questo Paese. Ho consigliato di leggere i tweet, dal momento che Formigoni è un appassionato (tanto che lunedì ha tuittato tutto il giorno, per iniziare a occuparsi del terremoto nei suoi messaggi solo nel tardo pomeriggio). Ecco, i tweet delle persone e dei cittadini. Delle elettrici e degli elettori. S’imparano tante cose. E invece negli interventi della maggioranza nemmeno un dubbio, un’ombra, una cautela, un elemento di prudenza. Nulla.
15.26. Il vicepresidente della giunta, leghista, parla di «linciaggio senza precedenti» nei confronti della Regione Lombardia. Non ci sono argomenti per la Lega per andarsene. E per togliere la fiducia a Formigoni. Poi se la prende con l’Udc. Secondo Gibelli, dobbiamo dimetterci noi dell’opposizione, perché di «un’opposizione così non abbiamo bisogno». Bello, no?
15.17. Fabio Pizzul (Pd) sostiene che Formigoni non abbia scelta. Deve rimanere al suo posto, per motivi politici. Non può fare altro, stricto sensu. E fin dall’inizio non ha avuto scelta, fin dal listino, che ha dovuto accettare, senza poter intervenire. Pizzul chiede «prudenza» a Formigoni, ma pare che sia una virtù da cui, in questo momento, Formigoni è molto lontano. C’è poi la dimensione simbolica, dice Pizzul: Formigoni ha scelto di essere il simbolo della Lombardia, anni fa. Bisogna ammettere che questo simbolo che un tempo univa, ora divide, e «rischia di tramutarsi in un ostacolo o un danno».
15.05. Giorgio Pozzi (Pdl) dice che la mozione «ha il chiaro intento politico di delegittimare Formigoni». Pozzi dice di «non avere capito che cosa si contesta a Formigoni». Accuse generiche, dice Pozzi, senza la possibilità di aprire una riflessione seria. La maggioranza fa quadrato. Pozzi chiede a Formigoni di «non demordere e di non permettersi di lasciare la guida autorevole e importante che ha contraddistinto la Regione per 18 anni». Poi passa a dare la pagella agli interventi dei consiglieri del Pd. «Governiamo insieme», si sarebbe aspettato un appello così, Giorgio Pozzi. Meno male che non è arrivato, da parte di nessuno.
14.50. La Lega, nei suoi interventi, celebra il buon governo della Regione. E pensare che dovevano dare chissà quale segnale, a sentirli. Fino a ieri. «Gossip misti a fango»: così sono banalizzate le questioni giudiziarie che hanno riguardato e riguardano l’amministrazione regionale.
14.47. Il Consiglio riprende. Con gli stessi toni della mattinata.
14.30. In attesa di riprendere i lavori dell’aula.
12.50. Alessandro Colucci (Pdl), da assessore, esprime sconforto per la discussione di oggi. E totale solidarietà a Formigoni. La tesi è quella del complotto, funzionale all’antipolitica. Un mantra, ormai, negli interventi della maggioranza.
12.40. Alessandro Alfieri (Pd) chiede a Formigoni se pensa davvero che siamo degli irresponsabili o dei buffoncelli. E si chiede se vogliamo raccogliere la sfida dell’«antipolitica» (devo spiegare ai miei colleghi che sarebbe meglio articolare, e che la parola è scivolosa: al prossimo gruppo la dico, questa cosa). Alfieri difende la politica regionale e l’impegno e la «passione» di molti. Ma chiede a Formigoni: pensa sia solo un «complotto» o ci sono anche dei «dati di fatto»? «Sono impazziti tutti, tutti quanti, se riportano determinate notizie?». «Errori e leggerezze non ce ne sono state?», si chiede Alfieri, in un’aula che, dall’altra parte, fa finta di niente. «La Lega abbaia la domenica e non morde il mercoledì», dice Alfieri.
12.30. Giosuè Frosio (Lega) parla di green economy: è giusto così. «Riconoscendo l’impegno della Regione in campo ambientale, le chiedo, Presidente, di proseguire nel suo mandato»: questa la conclusione.
12.20. Chiara Cremonesi (Sel) restituisce «realtà» a questo dibattito inverosimile. Ricorda i ‘casi’ e le vicende che tutti conoscono, che non sono invenzioni giornalistiche, ma fatti penalmente rilevanti, spesso già passati in giudicato. E che hanno un contenuto politico e amministrativo. La «maledizione dell’ufficio di presidenza», le firme false, le ombre della criminalità organizzata. Nulla sembra contare, oggi, ma «pesa, pesa tantissimo», dice Cremonesi, e «pesa sull’aula della terza assemblea legislativa del Paese». Cremonesi li definisce «pianisti sul Titanic» (senza alcun riferimento alla barca di Daccò). Cremonesi parla molto correttamente di «crisi di autorevolezza e legittimità» di questa Regione. E si diffonde nella critica e nell’analisi, molto ben documentata, dei motivi di opposizione a questa amministrazione.
12.10. Sante Zuffada (Pdl) parla genericamente di crisi della politica. C’è l’astensionismo. Chissà da cosa dipende, aggiungo io. Ma per Zuffada la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo, non nel modo che diciamo noi. Sono solo «sensazioni» quelle su cui ci basiamo. «Articoli giornalistici», tutt’al più. «Responsabilità è rispettare la volontà popolare»: due anni fa i lombardi scelsero Formigoni. Ed è giusto andare avanti così: «la coerenza e la responsabilità è di portare a termine l’opera, il progetto e il programma con il quale si è presentato davanti ai lombardi». Poi Zuffada difende il nuovo consigliere Romeo, di cui abbiamo parlato qui. Zuffada si appassiona: non ci sono «fatti concreti» per mettere in discussione Formigoni.
11.50. Un altro intervento della Lega ribadisce la totale solidarietà nei confronti del presidente. Non ci sono problemi. Anzi.
11.35. Gianmarco Quadrini (Udc): l’Udc vota a favore della mozione di sfiducia, perché nemmeno l’ipotesi di una fase costituente, che l’Udc aveva avanzato, è stata raccolta da Formigoni e dalla sua maggioranza. Formigoni «insensibile», la sua maggioranza «inadeguata» ad affrontare la fase politica. «Questa maggioranza non solo ha esaurito la necessaria spinta propulsiva, ma è arrivata ad una fase terminale, come riconoscono anche alcune coscienze di questa maggioranza, che assistono però silenziose a questo dibattito». Lezioni di morale da parte della Lega non ne accettiamo, dice Quadrini.
11.30. Doriano Riparbelli (Pdl) dice che i nostri rilievi sono «ridicoli». Poi parla di vacanze in barca. Degli altri. E invita Formigoni ad andare avanti fino alla fine del suo mandato.
11.22. Gabriele Sola (Idv) registra la totale indisponibilità delle forze di maggioranza ad aprire un confronto. Dando per scontato il ‘no’ alla mozione, parla di vittoria che è una sconfitta. E che non apre se non ad una stagione di ulteriore logoramento.
11.02. Interviene Stefano Galli (Lega): «non ci interessa quello che Formigoni fa in vacanza». Piuttosto è il capogruppo del Pd che oggi non c’è, perché è in vacanza. Si fa notare, fuori microfono, che il nostro capogruppo fa vacanze da persona normale. E soprattutto se le paga. La sintesi di Galli è: da quale pulpito, anche voi avete inquisiti, da Penati a Errani. Per Galli «è un pretesto» per arrivare a nuove elezioni, «nella speranza di una vittoria del centrosinistra». La Lega difende Formigoni senza incertezze. Molto più del previsto, diranno alcuni, ma personalmente non mi aspettavo niente di diverso, né molto di più. Anche Galli parla dell’aspetto «mediatico» della vicenda, in linea perfetta con il Pdl. Galli ricorda le iniziative di successo della giunta Formigoni: «altro che situazione di stallo», proclama Galli. La Lombardia è «un modello di risparmio e di buona gestione pubblica che andrebbe esportato in tutto il Paese». Galli si concede un passaggio di «critica costruttiva», soprattutto nei riguardi del sostegno di Formigoni al governo Monti. L’unico problema, per la Lega, è che Formigoni sostenga Monti. Non c’è male. Galli rilancia «l’asse del Nord indispensabile» con Veneto e Piemonte e chiede a Formigoni di assecondarlo. «Continuare a fare la formica in un Paese di cicale non è più sostenibile»: si chiede un cambio di rotta in senso federalistico. Perché il federalismo l’hanno interrotto Monti e il suo governo. «Mozione è tentativo maldestro, per mettere in atto un colpo di mano», Galli non si discosta dalla lettura di Valentini. Galli esagera: «andiamo avanti fino alla fine della legislatura». Fino al 2015.
10.53. Interviene Franco Mirabelli (Pd): «il tono nostro sarà pacato ma fermo». «Noi non parliamo di lei, Formigoni, pensiamo ai lombardi e alla credibilità di questa istituzione». Questo è il punto politico. Mirabelli parla di «sistema lombardo, molto centralizzato e poco trasparente». Manca «il senso delle istituzioni», in questo momento. Mirabelli «chiede un sussulto morale alla Lega» e chiede ai consiglieri della Lega di essere coerenti con la discontinuità di cui parlano fuori di qui.
10.47. Risponde Paolo Valentini (Pdl): «la montagna ha partorito il topolino, ci aspettavamo un intervento di altro tipo: il suo è solo un riassunto di quanto è finito nel tritafango mediatico». «Tritafango» è la parola del giorno, Valentini la cita tre volte. Insomma, la colpa è dei grandi mezzi di informazione. Valentini «la fa breve», perché vuole lasciare spazio alla «concretezza dei suoi colleghi». «Rimbocchiamoci le maniche, ognuno per la propria parte, per il bene comune», queste le sue ultime parole.
10.43. «Chiediamo che si torni al voto subito, per dare nuova linfa ad un’istituzione in stallo». Martina parla di «antipolitica» e del suo «vento». «Corriamo il rischio», dice Martina. «Il voto è una sfida anche per il Pd», riconosce. «I numeri non ci sono favorevoli, oggi, in aula: certi istinti di conservazione contano», rilancia il segretario del Pd. «Noi vogliamo guardare al futuro, non al passato»: una proposta aperta e di rinnovamento, un patto civico, che cambi il metodo di gestione del potere e le modalità delle scelte fondamentali del governo regionale. «Il segnale è tutto politico: è il segnale della responsabilità», conclude Martina: votando no, ciascuno si assumerebbe la responsabilità di «allargare il solco tra il Palazzo e i cittadini».
10.41. Formigoni sorride quando Martina gli ricorda dell’annuncio del suo ultimo libro, una sorta di bilancio degli ultimi vent’anni. Bilancio conclusivo?
10.35. Interviene Maurizio Martina, segretario del Pd, per presentare la mozione. Ricorda le firme e le altre «vicende delicate» e i «troppi problemi». Si è «minimizzato», dice Martina. Complotto, macchina del fango, rifiuto del gossip: argomenti deboli e spesso declinati in modo arrogante. «Per molto meno in Europa si fanno passi indietro immediati», prosegue Martina, perché «cullarsi nella storica forza della Lombardia non è sufficiente». «Si è preferito sbeffeggiare, e far polemica» anche di fronte alla clamorosa sconfitta elettorale di qualche settimana fa.
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