Siamo in aula, ancora, a discutere di richiami vivi e di caccia in deroga. La madre di tutte le battaglie, per alcuni, Lega in testa.
Ogni anno, la stessa storia: si vota una legge palesemente illegittima, che contrasta dichiaratamente con le direttive europee. Approvata la legge, i cacciatori cacciano, gli ambientalisti ricorrono, il Tar dà ragione, l'Europa multa.
Gli uccellini finiscono sparati, gli italiani (non solo i lombardi) multati.
Qui il comunicato stampa del vostro affezionatissimo:
«La Lombardia e Formigoni avevano detto stop. Perché continuiamo a sfidare l’Europa?». «Dando l’ok alla caccia in deroga la Lombardia si espone ancora al rischio multe della Ue e ai possibili rilievi della Corte costituzionale. Pur essendo più prudente, la norma approvata contraddice lo stop alle deroghe votato dall’aula del Pirellone nella precedente legislatura e anche al richiamo del presidente Formigoni, che appunto chiedeva espressamente di porre fine a norme che consentissero di poter sparare a specie di uccelli protette dalle direttive europee. E questo, a maggior ragione, in assenza di un adeguamento normativo nazionale, che appunto ancora non c’è stato».
Lo dichiara il consigliere regionale lombardo del Pd Giuseppe Civati, commentando l’approvazione, avvenuta ieri sera nell'aula del Pirellone, della caccia in deroga, che consente di abbattere durante la prossima stagione venatoria fino a poco meno di 600 mila esemplari di specie di volatili protette dalla Ue, come storni, fringuelli, peppole. La legge sui richiami vivi, altrettanto controversa, è in discussione questa mattina.
«Continuare a sfidare l’Europa e la Corte costituzionale – continua Civati – per assicurarsi il consenso di un numero assolutamente minoritario di cacciatori di alcune zone specifiche della Lombardia, ci sembra incomprensibile e anche un po’ assurdo. Ci chiediamo come mai Formigoni quest’anno non si sia fatto sentire».
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