Quando l’altro giorno ho discusso con Alessandro Gilioli della famosa «agenda Monti», non mi aspettavo che sarebbe riemerso dagli abissi, è proprio il caso di dirlo, il Ponte sullo Stretto di Messina. E invece sì, perché tra Scilla e Cariddi, non si riesce mai a trovare una misura, fin da Odissea, XII.
Non so in quale pagina dell’agenda si trovi, il Ponte, ma c’è qualcuno che opportunamente vi si oppone, anche all’interno del governo tecnico:
Aperta la falla, l’iter del Ponte è ricominciato. Il ministero dell’Ambiente ha riattivato, il 16 luglio scorso, la commissione per fornire il Ponte della Via, la cruciale valutazione di impatto ambientale. Inoltre, senza attendere il semaforo verde della Via (come avviene normalmente), nei giorni scorsi, il 27 settembre, il ministero per le Infrastrutture e Trasporti (retto da Corrado Passera) ha aperto la conferenza dei servizi, cioè l’organismo in grado di dare tutte le autorizzazioni necessarie sul progetto definitivo e far partire l’opera. Una circostanza che ha messo in allarme le associazioni ambientaliste – Fai, Italia Nostra, Legambiente, Man e Wwf – che annunciano clamorose proteste.
Se i due ministri Clini (Ambiente) e Passera (Sviluppo) hanno accettato di dar seguito all’esame di impatto ambientale e alla conferenza dei servizi, non altrettanto favorevole era sembrato in passato il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca che in più occasioni aveva pubblicamente osservato che il limitato orizzonte temporale del governo non sembrava sufficiente ad esaurire le complesse procedure amministrative dell’opera.
Ma nonostante ciò la macchina del Ponte sullo Stretto rischia di rimettersi in moto.
Ecco, a sei mesi dalle elezioni, forse qualcuno si sarà reso conto che alcuni luoghi comuni (veri e propri idola) vanno sfatati.
Il primo riguarda l’esistenza di un’Europa che «ce lo chiede», come spiega con grande perizia Luciano Canfora in un libro che vi consiglio, appena pubblicato da Laterza. Il punto va rovesciato: è il momento di riempire l’Europa di contenuti politici, non di viverla come una sorta di Super-Io che ci dice che cosa ci sia da fare, anche perché, curiosamente, noi scegliamo alcune cose che l’Europa ci chiede, rispetto a quelle che il resto d’Europa fa (dai diritti civili al reddito di cittadinanza, per capirci). L’Europa dovrebbe essere vissuta, come ho ripetuto più volte, come un’occasione politica a portata di mano, non come un Leviatano che tutti evocano, spesso in modo contraddittorio. E dovremmo riuscire a rassicurare i mercati, ma non solo quelli delle piazze finanziarie, anche quelli della spesa del giovedì, delle piazze italiane. Guardando magari a quello che sta succedendo a sinistra, in Germania, dove finalmente hanno scelto il candidato alla Cancelleria, e dove dicono cose interessanti, sulle banche e non solo, che in Italia si sentono ancora troppo poco. E pensare che il candidato si chiama Steinbrück, che vuol dire ponte di pietra, e ci ricorda che il ponte dovremmo costruirlo, con la solidità politica necessaria, verso l’Europa e non verso Messina.
Il secondo riguarda la filosofia del montismo, perché tra Barca e Passera c’è una bella differenza, e verrebbe da chiedersi se qualcuno ha intenzione di confermare il ministro Clini anche per le prossime edizioni, dal momento che sono dieci anni che guida le politiche ambientali in questo Paese. E verrebbe da chiedersi se il modello di sviluppo che vogliamo proporre agli italiani è quello frequentato dal superministro che ha già influito a sufficienza sulle scelte strategiche di questo Paese, da Alitalia alle opere pubbliche (comprese, apprendiamo oggi, le omissioni). Così magari capiamo che cosa contiene quell’agenda, che tutti citano come il manoscritto trovato a Saragozza.
Il terzo luogo comune, infine, riguarda la sostanza stessa della spesa pubblica. Perché la spending review ha senso solo se si cambia scenario. Altrimenti sono chiacchiere. E sono spesso cose che non avremmo mai accettato, quando eravamo all’opposizione. Vogliamo cambiare la spesa pubblica e orientare in modo diverso gli investimenti oppure andiamo avanti così, come sempre, facendo buchi nelle montagne, nelle profondità del mare o direttamente nell’acqua?
Ecco, sarebbe bello fare le primarie e le elezioni così: è solo un sogno, il mio?
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