Quella di ieri, scrive oggi:
«è una vittoria autoprodotta dai comitati, dalle associazioni, dai blog, dagli individui-cittadini che attraverso mille strade, mille ragioni (e perfino attraverso alcuni partiti, vivificati dall'impatto con l'ondata civile) hanno voluto riprendere in mano il bandolo della cosa pubblica».
«Una vittoria della società contro il Palazzo (parola che uso malvolentieri, ma in questo caso è perfetta), della politica contro il potere, dell'informazione diffusa che è riuscita a by-passare i media, e a turlupinare che cercava di turlupinarla».
«Perfino il problema Berlusconi, che fino a un minuto fa ci appariva una montagna, è solo un aspetto, e forse neanche quello decisivo, di un passaggio d'epoca impetuoso: che rimette l'accento sulla cittadinanza, sulla comunità, insomma sulla politica di tutti e per tutti».
E poi in cauda:
«La campana suona anche per la sinistra: niente potrà più essere pensato e deciso nelle vecchie stanze chiuse dei notabili di partito».
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