Con Gianluca, nel senso di Ruggieri, da tempo lavoriamo al tema dell’efficienza energetica.
E qualcosa siamo riusciti a fare anche dai banchi dell’opposizione.
Non va dimenticato mai che, tra i mille sprechi del nostro Paese, quello energetico è il più ‘doloroso’ per il bilancio familiare, per la competitività delle imprese, per l’ambiente in cui viviamo.
La premessa è che l’efficienza energetica negli edifici si ripaga nel tempo. È l’unico intervento sul patrimonio immobiliare pubblico che abbia un ritorno economico positivo.
Inoltre concorre all’ottenimento di una serie di svariati obiettivi della politica generale: obiettivi 2020; riduzione emissioni particolato (caldaie gasolio); riduzione della spesa corrente; funzione esemplare dell’ente pubblico.
Ovviamente ogni edificio è diverso dagli altri, in alcuni casi saranno convenienti degli interventi più semplici (sostituzione caldaia) in altri casi saranno convenienti interventi più complessi (isolamento a cappotto o del tetto, sostituzione degli infissi). In alcuni casi limite sarà addirittura conveniente la demolizione con ricostruzione.
1. La Regione finanzia una campagna di audit (diagnosi) energetici negli edifici pubblici: in questo modo i comuni, le provincie e gli altri enti conoscono meglio il loro patrimonio e sanno come si potrebbe intervenire in maniera economicamente conveniente. In passato lo ha fatto Fondazione Cariplo con grande successo per i piccoli comuni. E’ ora di completare l’opera.
2. La Regione, sull’esempio della provincia di Milano, aiuta i Comuni a sfruttare i fondi messi a disposizione dalla Banca degli Investimenti Europea.
3. La Regione finanzia un fondo di garanzia per le operazioni delle Esco. Non si tratta quindi di un finanziamento, ma semplicemente di una garanzia. E’ il settore bancario privato che deve poi mettere a disposizione il finanziamento. Quindi il fondo di garanzia avrà un effetto moltiplicatore: con “pochi soldi” se ne rendono disponibili “molti”.
4. Il patto di stabilità ha l’obiettivo di ridurre la spesa corrente. Il vincolo posto dal patto di stabilità riguarda sia la spesa corrente sia gli indebitamenti. Il patto di stabilità non distingue però tra veri indebitamenti (apro un mutuo per pagare gli stipendi) e investimenti (apro un mutuo o sottoscrivo un contratto di leasing per interventi che comportano la riduzione della spesa corrente).
Sarebbe opportuno aprire un’iniziativa nazionale che consenta l’identificazione di interventi che sono in grado di ridurre la spesa corrente e che pertanto non debbano essere sottoposti alla disciplina del patto di stabilità. Non si chiedono nuovi fondi al governo, si chiede di poter agire in maniera razionale allineando azioni e obiettivi.
Ad esempio deve essere reso possibile il sistema di leasing in costruendo oppure il sistema delle obbligazioni comunali di scopo, al di fuori dei vincoli di bilancio (si veda anche qui).
5. La Regione deve predisporre dei modelli di contratto che regolano il legame tra Esco e cliente. Questi serviranno agli enti pubblici ma ovviamente potranno essere adottati anche nei contratti tra privati.
6. La Regione deve promuovere un albo delle Esco, definendo i requisiti per potervi accedere. Alle Esco che accedono all’albo sarà possibile accedere ai bandi per gli audit, ai fondi Bei, al fondo di garanzia e così via.
6. In sintesi, la cosa più importante è che la Regione non deve più intervenire finanziando interventi in maniera diretta. Ad esempio la Regione non deve mettere un euro per lo sviluppo della rete di teleriscaldamento: se è così vero che funziona, deve potersi finanziare da solo.
Tutti i pochi soldi che ci sono devono andare alle attività che rendono possibile l’intervento di capitali privati, visto che ci sono margini per ottenere guadagno.
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