Si è fatto un gran parlare dell’albo, delle pre-registrazioni e dei passaggi burocratici che ci accompagneranno alle primarie del Pd.
Una grande e tardiva discussione che molti si sarebbero volentieri risparmiati (o avrebbero fatto prima, diciamo così).
In ogni caso, questa volta non abbiamo più alibi: i dati di tutti gli elettori delle primarie saranno digitalizzati, come chiediamo da tempo.
E si potranno usare, quei dati, per mantenere un contatto diretto con gli elettori nei mesi a venire, per promuovere e organizzare la mobilitazione elettorale, in quello che si configura come un vero e proprio Election Year.
Finora è successo solo in parte, solo per la buona volontà di qualcuno, e i dati non sono diventati strumenti politici, come avrebbero dovuto, ma sono stati conservati in una teca, presso il Sacro Graal, inaccessibili ai più.
E invece bisogna farli muovere, quei dati. Che sono sensibili, certo, ma anche in senso politico. Per correre a filo d’erba, per recuperare le delusioni, per accorciare le distanze.
Perché la politica italiana è troppo ferma, per non essere ‘movimentata’. Perché le elezioni si vincono rendendo protagonisti di un progetto politico i cittadini, muovendo da un loro diretto coinvolgimento fin dalle prime fasi del viaggio.
Abbiamo visto ancora una volta che la macchina organizzativa fa la differenza, dall’altra parte dell’oceano.
Certo, troppi soldi sono stati spesi, e questo non è cosa buona né giusta, come ripetiamo da tempo. Ma la più bella immagine della campagna di Obama sono i volontari sul palco, dietro di lui, e quelli davanti a lui. Sostenitori in senso lato e in senso proprio di una campagna fatta grazie ai molti e non solo grazie al leader.
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